UN NUOVO MODELLO DI SVILUPPO PER USCIRE DALLE INCOGNITE DEL PRESENTE

Assistiamo al peggior rallentamento dell’economia mondiale negli ultimi trent’anni e c’è da chiedersi se questo cambio di passo non abbia carattere strutturale. Urge un nuovo impegno globale, con al centro Banca mondiale e Fmi. 

Nel corso della sua sessione di primavera, il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha rivisto al ribasso le sue previsioni di crescita del Prodotto interno lordo mondiale, portandole al 2,8%. Si tratta delle proiezioni più deboli degli ultimi trent’anni, con anche un 25% di probabilità che la crescita si fermi sotto il 2%. Un tasso insufficiente, con l’attuale sistema economico, per garantire benessere e uscita dalla povertà per le grandi masse che erano state colpite dalle conseguenze della pandemia e, più in generale, per attuare gli Obiettivi dell’Agenda 2030 che comportano impegni di capitali e ridistribuzione di risorse a favore dei più deboli. 

Un’analisi del Financial Times, ripreso dalla Rassegna stampa del Corriere della Sera, individua i punti critici della situazione. Secondo il giornale della City, i banchieri centrali si trovano a fare “un gioco di equilibrio su un terreno traballante”. Devono cioè sconfiggere l’inflazione dopo un lungo periodo di denaro abbondante e a buon mercato, ma temono le conseguenze del rialzo dei tassi di interesse che potrebbe colpire molti settori non bancari, a cominciare da quello immobiliare con l’aumento del costo dei mutui. Non a caso c’è molta incertezza sulle prossime mosse della Federal reserve e anche della Banca centrale europea. 

Tra i fattori di crisi, il giornale segnala la frammentazione del commercio internazionale a causa della situazione geopolitica e in particolare del contrasto tra Stati Uniti e Cina. 

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