ROTTE DELLA FILANTROPIA: IL FUTURO IN GIOCO

In una situazione di trasformazione epocale in cui incertezza, smarrimento, perdita prendono il sopravvento è fondamentale cercare la certezza dentro di noi. Chi siamo? Perché facciamo quello che facciamo? Quale è la differenza che vogliamo e possiamo fare per noi stessi, per le persone che amiamo, per la comunità in cui viviamo, per l’umanità, per il pianeta?

Anche per quanto riguarda le fondazioni ed enti filantropici italiani queste domande possono contribuire a tracciare la rotta che vogliamo intraprendere.

Faccio alcune considerazioni preliminari e poi provo a tracciare tre bivi che la trasformazione in atto pone di fronte alla filantropia istituzionale italiana e su cui, credo, ogni ente filantropico dovrà confrontarsi.

La questione preliminare riguarda la propria identità di ente filantropico: che ruolo si vuole avere nella e per la società?

Generalizzando e semplificando, si mira a mantenere lo status quo o si vuole promuovere cambiamento sociale, modificare le dinamiche di potere, partecipazione, agency?

Alleviare sofferenza, tamponare emergenze, restaurare un po’ di bellezza è un mestiere molto diverso da contribuire ad eliminare le diseguaglianze, promuovere cambiamento sociale, lavorare per un cambiamento sistemico.

Spesso in Italia, in una visione limitante che confonde il fine con uno degli strumenti, le fondazioni sono state definite e percepite come enti di erogazione.

Nei prossimi mesi, l’entrata in vigore del RUNTS porrà una scelta di identità fondamentale: rimanere patrimonio destinato ad uno scopo o diventare ente filantropico.

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