PROFUGO ED EX DETENUTO DIVENTA UN LIUTAIO: “IL MIO VIOLINO PER BATTIATO”

La metafora di Erjugen Meta: «Nasciamo come pezzi di legno informi, ma con la cura possiamo portare gioia». Dal carcere di Opera ai violini e ora al lavoro in bottega. L’articolo di Corriere Buone Notizie

Quando va nelle scuole a raccontare la sua storia Erjugen Meta usa una metafora: «Noi nasciamo come pezzi di legno informi che attraverso il lavoro, la cura, la dedizione e la passione possono diventare uno strumento in grado di portare gioia agli altri». Il legno, del resto, è l’elemento con cui Erjugen, maestro liutaio, lavora ogni giorno. Il diploma di liutaio arriva per lui nei lunghi anni trascorsi da detenuto nel carcere milanese di Opera grazie ai maestri dell’Istituto Stradivari di Cremona che gli trasmettono passione e segreti e ad un progetto della Fondazione Casa dello Spirito e dell’arte, presieduta da Arnoldo Mosca Mondadori: «Mai avrei pensato di intraprendere questa strada- racconta Erjugen- ma quando mi hanno proposto di seguire un corso di liuteria, ho subito sentito che era un modo per far entrare la bellezza nella mia vita». Nella sua carriera di liutaio ha già firmato quaranta strumenti: «Non c’è un violino uguale all’altro perché una venatura del legno, una fiammata li rende unici come gli esseri umani. Il momento della firma è pura poesia:lascio il mio nome in fondo alla cassa armonica, nell’anima del violino ed in fondo c’è un po’ la mia anima in ogni strumento che realizzo».

È lui a tenere un corso di lavorazione del legno presso la falegnameria della Casa Circondariale di Monza a tre giovani detenuti, grazie al contributo della Fondazione Cariplo e della Fondazione della Comunità di Monza e Brianza

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