PROFUGHI E COVID: L’ITALIA CHIAMA, LE ONG RISPONDONO

Indispensabili durante la pandemia e nell’accoglienza dei profughi, sempre di più il contributo delle organizzazioni della società civile è richiesto anche nel nostro Paese. Come dimostra l’inchiesta del servizio di copertina del numero del magazine VITA di marzo in distribuzione in questi giorni

Sulla copertina di questo numero c’è la cartina dell’Italia. Si intravede un pezzo di Puglia. C’è un’immagine che ci riporta agli insediamenti informali che sono nati in tante periferie delle nostre città. C’è l’ingresso di una scuola. E poi ancora il ritratto delle vele di Scampia, tra i quartieri più difficili e delicati della Campania. Ma potrebbe esserci anche lo zen di Palermo, o San Basilio a Roma, solo per citarne alcuni. In un numero dedicato alle organizzazioni non governative e alla cooperazione troviamo in copertina un mosaico – seppur sintetico – delle situazioni più delicate che esistono oggi in Italia.

Perché? Con l’aumento del fenomeno migratorio, con la crisi economica e sociale e il dilagare della povertà educativa, fino all’emergenza sanitaria dovuta al Coronavirus, le ong – sono 132 quelle attive oggi in Italia – “sono tornate a casa”. Se il Paese sta tenendo è anche perché, alla chiamata per coprire i bisogni dei cittadini, loro hanno risposto “presente”. E lo faranno ancora per rispondere alla crisi umanitaria che si porta dietro l’ennesima guerra, questa volta nel cuore dell’Europa, dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Si stima che il numero dei profughi potrebbe arrivare a 10 milioni. E nel piano di accoglienza che anche l’Italia – dove già vivono 230mila ucraini con regolare permesso di soggiorno, 190mila donne – è chiamata a preparare, le ong saranno – anche questa volta – in prima linea.

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