PERCHÉ LA COPROGRAMMAZIONE ARRANCA? 

Nel 2021 Gianfranco Marocchi scriveva su Welforum l’articolo 2022: sarà l’anno della coprogrammazione?, in parte prevedendo, in parte auspicando un maggiore utilizzo di questa forma di amministrazione condivisa.

A distanza di più di due anni, questa previsione si è rivelata giusta o meno?

La risposta non è immediata. Alcuni dati ci fanno propendere per una risposta almeno parzialmente positiva. L’analisi svolta da un gruppo di ricercatori (Vesan, Razetti e Papa, autori del grafico sotto riportato) e pubblicata l’anno scorso su Impresa Sociale evidenzia come le coprogrammazioni, pur essendo assai meno numerose delle coprogettazioni, siano effettivamente cresciute in modo palpabile dal 2020 in avanti. Il passaggio di questo istituto dalla sostanziale irrilevanza ad una quota di circa il 10% delle esperienze di amministrazione condivisa è comunque un fatto degno di nota.

Inoltre, appare essere ampiamente condivisa, sia da parte degli studiosi, sia da parte degli operatori, l’affermazione che proprio la coprogrammazione sia una delle chiavi di volta per garantire la qualità dei processi di amministrazione condivisa: è diffusa l’opinione che solo dedicando maggiori energie alla programmazione in comune si riusciranno a superare talune mancanze della coprogettazione e in particolare la diffusione di iniziative di corto respiro, schiacciate sul momento gestionale, che sembrano evidenziare la carenza di un precedente momento di riflessione più ampia circa le direzioni da intraprendere, collocabili appunto nella fase della coprogrammazione.

Dunque, sia considerando l’aumento del numero di esperienze di coprogrammazione, sia considerando l’attenzione a questo specifico strumento, possiamo effettivamente dire che negli ultimi due anni vi sia effettivamente stata una maggiore attenzione alla coprogrammazione.

D’altra parte, ci sono evidenze, forse ancor più marcate, di segno opposto.

L’articolo completo di Gianfranco Marocchi su Welforum.it