PER AUMENTARE LA FELICITÀ È NECESSARIO RIDURRE LE DISUGUAGLIANZE INTERNE ALLE COLLETTIVITÀ 

Da quando è stato pubblicato il primo rapporto nel 2012, il World happiness report (Whr) ha acceso l’attenzione sulle diverse condizioni di vita e sul concetto stesso di felicità. Lo studio diventato un punto di riferimento globale sulle ricerche legate al benessere e a come andare “oltre il Pil”, ci aiuta a rispondere a domande del tipo: cosa ha influenzato la felicità nei diversi Paesi e perché alcuni sono più felici di altri?

Nel corso degli anni una delle trasformazioni più evidenti è stata la crescente attenzione dedicata alla felicità e al benessere come indicatori chiave del progresso sociale ed economico. Sebbene il Pil resti ancora la misura di riferimento “tradizionale”, grazie al Whr sempre più organizzazioni si sono mobilitate per riconoscere l’importanza di misurare e perseguire politiche di benessere collettivo, vero obiettivo primario dello sviluppo. Paesi come FinlandiaDanimarca e Norvegia hanno spesso dominato le prime posizioni della classifica dei Paesi più felici al mondo, ma questo non vuol dire che non siano state osservate variazioni significative negli ultimi anni. Variazioni che dipendono da una serie di fattori, tra cui le politiche per il sociale, la libertà individuale, la fiducia nelle istituzionila salute mentale e la qualità dell’ambiente. L’analisi di questi fattori ha dunque contribuito a una comprensione più approfondita di ciò che rende le persone felici e soddisfatte della propria vita.

Nel corso del tempo sono poi emerse nuove sfide che influenzano i livelli di felicità e di benessere delle persone. Il cambiamento climatico, le crescenti disuguaglianze economiche, i cambiamenti demografici e le crisi sanitarie hanno aggiunto nuove dimensioni al dibattito sulla felicità e hanno richiesto risposte innovative da parte delle politiche pubbliche. Su quest’ultimo aspetto il Whr ha sottolineato che rivestono particolare importanza gli interventi per combattere le disuguaglianze, per favorire l’accesso ai servizi sanitari ed educativi, per la protezione sociale e la sostenibilità ambientale.

L’articolo completo di Ivan Manzo sul sito di Futura Network