LE MAPPE DELLA POVERTÁ EDUCATIVA IN PUGLIA

È stato presentato martedì 13 luglio il report “Le mappe della povertà educativa in Puglia”, elaborato dall’Osservatorio Con I Bambini nell’ambito del Fondo nazionale per il contrasto della povertà educativa minorile. L’iniziativa è promossa da Acri, Fondazione Puglia, Fondazione Monti Uniti di Foggia e Impresa sociale Con I bambini. Il report integrale si può scaricare a questo link: http://conibambini.openpolis.it.

Il report è stato presentato nel corso di un evento online a cui ha partecipato: Giorgio Righetti, direttore generale di Acri; Paolo Spinelli, presidente Fondazione Puglia; Aldo Ligustro, presidente Fondazione Monti Uniti di Foggia; Marco Rossi Doria, presidente di Con I Bambini; Vincenzo Smaldore, direttore editoriale Openpolis; Barbara Torraco, responsabile progetto “Borgo Bambino”; Rosa Angela Silletti, responsabile comunicazione progetto “La Scuola del Contadino”.

In base ai recenti dati Istat, in Puglia vivono 629.459 minori. Sul fronte della povertà educativa, pur distinguendosi positivamente su diversi aspetti dalle altre maggiori regioni del Mezzogiorno, la Puglia mostrava numerose criticità già prima dell’emergenza Covid. Ciò appare piuttosto evidente se si isolano alcuni dei principali indicatori utilizzati per monitorare la condizione educativa dei più giovani. In termini di offerta di asili nido e servizi prima infanzia, ad esempio, sono 18,9 i posti ogni 100 bambini con meno di 3 anni. Un dato migliore rispetto alle altre maggiori regioni dell’Italia meridionale (Campania, Calabria e Sicilia si attestano tra il 10 e il 12%), ma ancora distante dalla media nazionale (26,9%) e dalla soglia europea dei 33 posti ogni 100 minori.
Rispetto all’abbandono scolastico, a fronte dell’obiettivo europeo di ridurre al di sotto del 10% la quota di ragazzi che lasciano la scuola prima del diploma, la Puglia si attestava al 17,9% prima dell’emergenza, nel 2019. Un dato molto al di sopra della media nazionale di quell’anno (13,5%) e inferiore solo a Sicilia e Calabria. Tale dato si riferisce all’abbandono esplicito, ovvero ai giovani che lasciano i percorsi di istruzione e formazione prima del tempo. Ma deve essere letto con gli indicatori di abbandono scolastico implicito: studenti che, pur completando il percorso di studi, non acquisiscono le competenze adeguate, trascinandosi spesso lacune fin dal primo ciclo di istruzione. In questo senso, prima della crisi sanitaria, la Puglia presentava il 18,9% di alunni in difficoltà alla fine della terza media. Si tratta di ragazze e ragazzi che terminano l’ultimo anno prima delle scuole superiori con livelli di competenza inadeguati in italiano, matematica e inglese. Un dato certamente inferiore rispetto alle maggiori regioni meridionali (Calabria 29,6%, Sicilia 27,9%, Campania 25%) ma più elevato rispetto alla media nazionale (14,4%).
Questi dati si riflettono anche sulla quota dei cosiddetti “neet”, giovani che non studiano e non hanno lavoro: quasi il 30% (29,7%) dei giovani pugliesi tra 15 e 29 anni si trova in questa condizione nel 2019. Una percentuale inferiore rispetto alla media del Mezzogiorno (33%) e a quelle di Sicilia (38%), Calabria (35,1%) e Campania (34,3%). Ma molto più alta della media nazionale (22,2%) che vede l’Italia già ai vertici in Ue per incidenza di giovani neet.

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