LE FIGURE FEMMINILI NELLA CULTURA E LETTERATURA ITALIANA

Negli ultimi mesi, anche a seguito del femminicidio di Giulia Cecchettin, si è molto parlato di quanto i modelli culturali dominanti favoriscano la violenza di genere e si è riaffacciato nel dibattito pubblico il tema dell’educazione affettiva a scuola. Per una sorta di riflesso condizionato, la maggioranza delle critiche è stata rivolta alla cultura cosiddetta pop (musica trap e rap, certa televisione, pornografia). Ma è interessante esaminare, proprio perché si parla di scuola, come questi modelli affettivi arrivino anche dalla cultura alta, dai testi che si studiano da generazioni.

Facendo un breve excursus su quanti e quali modelli di relazione siano proposti dai classici della nostra letteratura, il quadro generale è piuttosto chiaro (e desolante): nelle antologie scolastiche il sessismo, i pregiudizi di genere, le vittimizzazioni secondarie sono una costante. Le scrittrici sono assenti o relegate al di fuori del “canone”. Da generazioni assorbiamo, anche a scuola, attraverso la letteratura, una “cultura sentimentale” priva di equilibrio perché espressione di una visione del mondo prettamente maschile. Questa “cultura sentimentale” è inevitabilmente diventata la norma, perché di rado è stata o è oggetto di discussione; specchio del tempo in cui è nata, certo, ma inevitabilmente anche modello per il tempo successivo. Nel corso dei secoli, per esempio, le figure femminili della letteratura italiana non si sono mai emancipate dai due stereotipi possibili: l’angelo puro o la subdola tentatrice.

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