LAVORO DI CURA, GENERE E RAPPORTI INTERGENERAZIONALI: LA NECESSITÀ DI UN CAMBIAMENTO PROFONDO

L’impegno dei caregiver familiari si fonda sull’amore per i propri cari, ma molto spesso porta con sé tante rinunce. Il fenomeno oggi riguarda soprattutto le donne ma sono moltissimi anche i giovani, che scontano gravi conseguenze in termini di inclusione, opportunità formative e lavorative. Per affrontare queste sfide è necessario un cambiamento culturale che porti anzitutto alla condivisione dei carichi di cura. L’articolo di Loredana Ligabue su Percorsi di secondo welfare

Stiamo facendo i conti con un cambiamento demografico epocale. Un cambiamento largamente annunciato ma non tradotto in adeguate politiche, visto che le misure per l’invecchiamento si sono sinora principalmente concentrate sui bisogni di invecchiamento attivo di una fascia di popolazione – i cosiddetti “senior” – diventati i maggiori acquirenti di beni di consumo, viaggi o occasioni di svago.

Ma a fianco di una crescente fetta di popolazione che gode dei frutti di una agognata pensione, vi sono milioni di anziani fragili – con limitazioni funzionali o non autosufficienti – che necessitano di supporto relazionale e assistenziale. Un supporto che, con l’aumento dell’aspettativa di vita e con il connesso progredire di patologie croniche e degenerative, ha una durata non più di “alcuni” anni, ma mediamente di 12-15 anni.

Un lungo lasso di tempo, dunque, che per l’anziano è caratterizzato da progressive perdite di autonomie e conseguenti necessità di aiuto crescente e continuativo – bisogni che non trovano risposte in un sistema di servizi progettato negli anni ‘70 e che poteva quindi contare su un contesto familiare, sociale e lavorativo ben diversi dalla situazione attuale. Un sistema di offerta di servizi focalizzato su logiche binarie: istituzionalizzazione da un lato e, dall’altro, servizi domiciliari prettamente prestazionali a minutaggio.

L’articolo completo su secondowelfare.it