LA POVERTÀ ASSOLUTA: TRA RECENTI REVISIONI E NUOVE PROSPETTIVE DI INDAGINE 

In Italia, l’incidenza della povertà assoluta, e le sue variazioni annuali, è diventata il primo riferimento nel dibattito pubblico sulle condizioni economiche delle famiglie italiane. La condizione di povertà assoluta si ritiene che rappresenti una condizione estrema di povertà, molto più severa della povertà relativa.

L’articolo di Remo Siza su Welforum.it

In realtà per la stima della povertà assoluta si utilizza una differente metodologia di misurazione rispetto alla metodologia utilizzata per misurare la povertà relativa. In sostanza è definita “assoluta” in quanto in quanto non è calcolata relativamente al reddito medio o relativamente ai livelli medi di consumo, ma su un paniere di beni ben individuato.

Le soglie di povertà assoluta esistenti in vari paesi del mondo sono molto diverse tra loro e sono fondate su una differente concezione dei bisogni fondamentali (Atkinson, 2019). La World Bank, le Nazioni Unite utilizzano, prevalentemente, un paniere che comprende solo beni essenziali. L’Italia adotta una concezione più ampia di povertà assoluta utilizzando un paniere di beni molto più esteso. Per queste ragioni, la povertà assoluta rappresenta, in alcuni casi, condizioni di deprivazione meno severe di quelle evidenziate dalla soglia di povertà relativa. Per esempio, per un adulto (di 30-59anni) che vive solo, se risiede in comune dell’area metropolitana (centro) della Lombardia la soglia di povertà assoluta è pari a 1.175,15 euro, mentre se risiede in un piccolo comune della Puglia tale soglia è pari a 685,30 euro. La soglia di povertà relativa è invece pari a 690 euro per una famiglia di un componente (anno 2022).