LA FAMIGLIA SOLO NELLA PROPAGANDA, ANCHE CON I FONDI DEL PNRR L’ITALIA RESTA SENZA ASILI E NIDI 

Nonostante i miliardi di euro previsti dal Pnrr per i servizi all’infanzia, i progetti veri e propri mancano, e anche quando ci sono non partono. E le famiglie hanno poche alternative. Questo e molto altro in questa ottava puntata dell’inchiesta “Le mani sulla Ripartenza” sui conflitti di interessi e le opacità del Pnrr in Italia, organizzata in collaborazione fra IrpiMedia e The Good Lobby.

Per questo all’interno del Pnrr era stato fissato un obiettivo, finanziato da risorse nazionali pari a 1.600.000 euro, dei quali 700 mila relativi ai “progetti in essere” (cioè la cui realizzazione è già iniziata) e i rimanenti 900mila destinati ai servizi educativi per la prima infanzia, disponibili dal 2024 per il finanziamento della gestione dei nuovi asili e poli dell’infanzia. I fondi previsti non si limitano a finanziare le costruzioni, ma anche a far fronte a spese di gestione, comprese quelle per il personale. Vi erano anche 3 miliardi destinati a progetti nuovi, insomma un bel gruzzoletto, che avrebbe risolto molti problemi ai genitori, se si pensa che 2.4 miliardi  erano destinati solo agli asili nido. Stando agli intendimenti dell’Europa nei progetti era compresa la costruzione, la ristrutturazione, la messa in sicurezza e la riqualificazione di asili nido, scuole dell’infanzia e centri polifunzionali (i cui bandi sono andati deserti), dando la priorità alle aree svantaggiate, che (possiamo spoilerare) sono rimaste svantaggiate.

Non si tratta soltanto di una questione italiana, perché il piano doveva prevedere l’adeguamento a standard europei che sono stati fissati nella cosiddetta strategia di Barcellona fin dal 2002, e che prevedevano di offrire servizi di educazione e di cura della prima infanzia ad almeno il 33% dei bambini di età inferiore ai tre anni e ad almeno il 90% dei bambini di età compresa fra i tre anni e l’età dell’obbligo scolastico. Obiettivi che sono stati rivisti al rialzo recentemente portando i posti nei nidi in Italia al 45% entro il 2030. Per gli asili si parla di un obiettivo di partecipazione al 96%. L’Italia, che balla tra il 20 e il 30% (come conferma la stessa Corte dei Conti) è ancora in alto mare.

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