IVA ED ENTI NON PROFIT. QUALI SOLUZIONI?

Terzjus torna a parlare di Iva ed enti non profit, alla luce del rinvio di due anni previsto dalla Legge di Bilancio.
La Commissione Europea aveva già autorizzato il meccanismo particolare. Le nuove regole Iva risparmiavano le realtà con ricavi fino a 65mila euro. L’articolo – pubblicato su Il Sole 24 Ore del 20 Gennaio 2022 – è a cura di Raffaele Rizzardi e Gabriele Sepio.

La proroga di due anni prevista dalla legge di Bilancio 2022 da un lato concede più tempo per una revisione della norma ma finisce con il travolgere anche le disposizioni di favore riferite a organizzazioni di volontariato (Odv) e associazioni di promozione sociale (Aps) che avrebbero potuto trovare immediata applicazione.
La revisione del trattamento Iva delle entrate degli enti associativi risponde a una procedura di infrazione avviata dalla Commissione Ue dal 2009.

Le entrate oggetto di revisione sono i corrispettivi specifici e le quote supplementari provenienti da soci, associati o partecipanti nonché la somministrazione di alimenti e bevande da parte delle associazioni di promozione sociale. Una disposizione normativa che, nell’ottica di fornire una risposta alla procedura di infrazione, ha previsto, dunque, l’attrazione in campo Iva, sia pure in regime di esenzione, di alcune delle principali operazioni poste in essere dalle realtà non profit per finanziare gli scopi sociali. Restano escluse da questa modifica le sole organizzazioni di volontariato (Odv) e le associazioni di promozione sociale (Aps). Fino al limite di 65mila euro, dunque, le entrate potranno essere escluse dal campo di applicazione dell’imposta consentendo a numerosi enti di minori dimensioni di evitare l’apertura della partita Iva per lo svolgimento di attività commerciali residuali.
Una scelta che, prima del rinvio al 2024 dell’efficacia delle nuove disposizioni, aveva come scopo quello di anticipare il trattamento Iva previsto all’articolo 86 del Codice del terzo settore (D.lgs. 117/2017).

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