IMPRESA SOSTENIBILE E FILANTROPIA STRATEGICA

Una quota crescente d’imprese (almeno in Europa) ha ormai fatto propria l’agenda della sostenibilità: non solo quella generale dell’ONU – i Sustainable Development Goals (SDG) – ma anche quella più specifica degli indicatori ESG, che misurano la performance sotto il profilo ambientale (E), sociale (S) e della governance (G). Per quanto riguarda la dimensione ambientale esiste ormai una metrica consolidata, recentemente formalizzata dall’Unione Europea nella cosiddetta “tassonomia verde”. 

La situazione resta più fluida per quanto riguarda gli aspetti sociali. I problemi sono noti. Per limitarci all’Europa, sappiamo che sulla scia delle ripetute crisi economiche (ma anche del mutamento demografico e, più recentemente, della pandemia) sono rapidamente cresciuti i bisogni socio-sanitari, abitativi ed educativi della popolazione. 

Senza una drastica inversione di rotta, la sostenibilità economica e sociale del modello Europeo corre un serio pericolo. Il programma Next Generation Eu ha dato un segnale molto importante. Ma potrebbe non essere sufficiente senza un più attivo coinvolgimento – non solo finanziario – degli attori privati, fra cui appunto le imprese. Come definire concretamente gli obiettivi da perseguire, dando loro un minimo ordine di priorità come è avvenuto per la transizione verde? 

Al fine di sviluppare queste nuove capacità e ottimizzare l’impatto degli interventi, un numero crescente di imprese si è dotato di uno strumento dedicato: la Fondazione d’impresa. Nella maggior parte dei Paesi UE le fondazioni senza fini di lucro sono diventate un attore di primo piano nella cosiddetta economia sociale. 

Questo articolo, di Maurizio Ferrera, è stato pubblicato sul sito di Fondazione Lottomatica nell’ambito della partnership con Secondo Welfare.
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