IMMOBILI DEGLI ORDINI RELIGIOSI: UNA NUOVA VITA OLTRE I MATTONI 

«Progetto di recupero dell’ex-convento delle clarisse per la realizzazione di un relais con Spa». Cantieri con cartelli simili se ne trovano ormai molti, soprattutto nei borghi italiani più belli che nei secoli hanno visto sorgere un numero straordinario di conventi, monasteri, chiese, grazie alla grande biodiversità carismatica del bel Paese. Il paesaggio italiano non sarebbe patrimonio dell’umanità senza i profili di cattedrali, pievi e chiostri, nelle città e nelle campagne.

La laica spietata analisi dei dati della demografia della vita religiosa ci dice però qualcosa che non ci piace ascoltare: nel giro di uno o due decenni la grande maggioranza, forse il 90%, degli edifici religiosi saranno vuoti, e molti lo sono già. La tendenza è iniziata oltre mezzo secolo fa, ma, anche in questo caso, quando ce ne siamo accorti era già troppo tardi. Che cosa fare concretamente? Le chiese e gli immobili vuoti, venduti o messi in vendita, sono la punta di un iceberg di qualcosa di molto più vasto, trascurato e multidimensionale. Innanzitutto c’è una questione direttamente economica e quindi civile.

L’articolo completo di Luigino Bruni su Avvenire.it