IL TERZO SETTORE E LE SFIDE DELLO SVILUPPO SOCIALE 

Come ha mostrato la pandemia, il ruolo dei territori e delle comunità locali può essere potenzialmente alto in termini di attivazione di progettualità e collaborazioni multi-attore, capaci di mobilitare risorse economiche, organizzative e ideative aggiuntive e/o di rendere più efficiente l’utilizzo di quelle già esistenti proprio nelle aree di bisogno attualmente più scoperte, perseguendo una logica aggregativa e inclusiva. Quella territoriale sembra essere anche una dimensione adatta per sperimentare innovazioni capaci di intercettare i bisogni poco tutelati.

Il “welfare territoriale” non si limita, infatti, a quanto i Comuni possono offrire con le (poche) risorse a disposizione. Il territorio si è trasformato (o si può trasformare) sempre più in un eco-sistema socio-economico e culturale nel quale le amministrazioni pubbliche e gli attori privati, profit e non profit, possono diventare attori-chiave: nel promuovere e/o facilitare processi capaci di aggregare, mettere a sistema e liberare risorse presenti (dalle risorse oggi spese out-of-pocket al volontariato, dalle risorse formali e quelle informali), nel favorire l’integrazione tra ambiti di policy, anche in modo inedito e non scontato, e nell’assicurare che i processi attivati seguano logiche inclusive, orientate all’innovazione e all’investimento sociale.

Leggi la riflessione di Franca Maino su Percorsi di Secondo Welfare