Dopo la recente approvazione del decreto “PNRR quater”, i consultori familiari sono stati uno dei temi al centro del dibattito pubblico e politico, in particolare per l’emendamento sulla presenza delle associazioni “pro-vita” al loro interno. La questione ha il merito di avere riacceso i riflettori su un servizio che, benché centrale per alcune questioni di massima importanza oggi – come il supporto alla natalità, alla tutela della donna e dell’infanzia – è stato negli anni complessivamente depotenziato e messo in discussione a vari livelli.
Da un lato, per effetto dei tagli e della razionalizzazione della spesa pubblica, i consultori sono stati spesso ridotti a erogatori di prestazioni ambulatoriali. Dall’altro, in virtù di un’interpretazione molto ampia del supporto alla famiglia, hanno visto un allargamento delle funzioni di carattere sociale e di sostegno alla fragilità che ne hanno talvolta minato carattere e funzioni originarie.
Nell’articolo che segue, Chiara Lodi Rizzini per Percorsi di Secondo Welfare fa il punto su questi aspetti, immaginando anche quello che potrebbe essere il futuro dei consultori.