I NUMERI CHE L’AMBIENTALISMO IDEOLOGICO FA FINTA DI NON VEDERE

A quali numeri faceva riferimento il Ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, il 2 settembre scorso, nel durissimo attacco all’ambientalismo radicale?

L’analisi di Enrico Mariutti – ricercatore e analista in ambito economico ed energetico, Founder della piattaforma di microconsulenza Getconsulting e presidente dell’Istituto Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie (IsAG) – su Econopoly de Il Sole 24 Ore.

Il 2 settembre, durante un evento pubblico, il Ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani ha indirizzato un durissimo attacco all’ambientalismo radicale, accusandolo di essere più pericoloso della crisi climatica. “È pieno di ambientalisti oltranzisti, ideologici: loro sono peggio della catastrofe climatica verso la quale andiamo sparati, se non facciamo qualcosa di sensato. Sono parte del problema, spero che rimaniate aperti a un confronto non ideologico, che guardiate i numeri. Se non guardate i numeri rischiate di farvi male come mai successo in precedenza”.

A quali numeri faceva riferimento Cingolani? Solo il ministro può chiarirlo, intanto però vale la pena analizzare quegli aspetti della transizione ecologica su cui i tecnici cercano disperatamente di attirare l’attenzione ma che gli “ambientalisti da Twitter” fanno di tutto per nascondere all’opinione pubblica.

I costi reali
L’Agenzia Internazionale dell’Energia, la Commissione Europea, il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale, tutti i principali think tank energetici e le società di consulenza prevedono un drastico aumento del costo dell’elettricità a causa della transizione ecologica ma i guru verdi continuano a ripetere che l’energia rinnovabile costa meno di quella fossile. Chi non la racconta giusta? Il trucco è nelle parole.

Effettivamente, soprattutto se tassiamo le centrali termoelettriche più di quelle eoliche o fotovoltaiche, alla fine l’energia rinnovabile può costare meno di quella fossile. Quando c’è, però. Facciamo un esempio. Normalmente in Inghilterra l’energia eolica copre circa un quarto della domanda di elettricità. Dall’inizio del mese, però, al largo delle coste inglesi c’è pochissimo vento.

L’articolo completo su Econopoly de Il Sole 24 Ore