DONNE MIGRANTI E RIFUGIATE: I NUMERI DELLA VIOLENZA E DELLA DISCRIMINAZIONE

Donne rifugiate, la violenza ha molte facce – UNHCR Italia e La Carta di Roma.org

Quel che fa fatica a entrare nell’opinione pubblica italiana è quanto la violenza sulle rifugiate sia al tempo stesso una costante e una variabile, ovvero una violenza continua che cambia forma durante la fuga.

Per la maggior parte delle donne che dall‘Africa s’incamminano verso l’Europa il viaggio si rivelerà una via crucis. Spesso scappano da violenze che subiscono nel loro paese, poi subiscono violenze nelle traversate, nei centri di detenzione in Libia, sulle imbarcazioni che le portano in Italia. E pure appena sbarcate, molto vengono costrette a prostituirsi fin dai primi passi sul suolo italiano.

«Le rifugiate sono le più colpite dalla violenza contro le donne rispetto a qualsiasi altra popolazione femminile nel mondo» ha scritto la ricercatrice Silvia Sansonetti in un importante studio sull’integrazione delle donne rifugiate realizzato per il Parlamento europeo nel 2016.


Unicef, UNHCR Italia e OIM Italia – Organizzazione Internazionale per la Migrazione hanno adattato in italiano la guida “How to support survivors of gender-based violence when a GBV actor is not available in your area. A step-by-step pocket guide for humanitarian practitioners” e si basa su standard
globali per fornire supporto di base e informazioni a persone sopravvissute a violenza di genere, mantenendo un approccio incentrato sulla persona sopravvissuta alla violenza evitando di compiere interventi che possano arrecare ulteriori danni.

La violenza di genere caratterizza principalmente le esperienze di donne e minori migranti e rifugiate nelle sue diverse sfaccettature prima, durante e dopo il loro percorso migratorio. Spesso la violenza di genere costituisce uno dei fattori che determinano la decisione di lasciare il proprio Paese di origine, come nel caso di ragazze gravemente abusate dalle famiglie di origine o dai loro partner, delle minori sopravvissute a matrimoni precoci o fuggite da forme di maltrattamenti all’interno di questi o delle sopravvissute a mutilazioni genitali femminili. Sebbene donne e adolescenti siano esposte a gravi rischi durante le rotte migratorie di tutto il mondo, quella del Mediterraneo Centrale è particolarmente pericolosa. La violenza sessuale e fisica a cui sono esposte durante tutto il viaggio, infatti, culmina in Libia: la stragrande maggioranza delle donne e delle adolescenti intervistate dalla Missione di Supporto delle Nazioni Unite in Libia ha riferito di essere stata violentata da trafficanti o di aver visto altre adolescenti e donne che sono state portate fuori dai centri collettivi per essere abusate.

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What makes migrants vulnerable to gender-based violence? IOM

Per quanto riguarda altre parti del mondo, secondo il Rapporto 2019 dell’International Organisation on Migration (IOM) sulla tratta di persone, i trafficanti nei Caraibi prendono di mira le donne migranti, in particolare dalla Giamaica, dalla Guyana e dalla Repubblica Dominicana. In Costa Rica, le persone LGBTQI, in particolare i transgender costaricensi, sono vulnerabili ai trafficanti di sesso. Donne e ragazze provenienti dal Nicaragua, dalla Repubblica Dominicana e da altri Paesi dell’America Latina sono state identificate in Costa Rica come vittime della tratta sessuale e della servitù domestica.


Violenza di genere e donne migranti. 5 domande all’Assemblea Donne Migranti di Bologna

Quando si parla di persone migranti, raramente viene fatto emergere il punto di vista delle donne, doppiamente discriminate e penalizzate in quanto tali e in quanto persone straniere o di origine straniera in Italia. Insieme al razzismo strutturale e sistemico, la violenza di genere è un altro degli elementi che colpisce le donne migranti. In questo articolo datato 2021, la redazione di Open Migration ne parla con l’Assemblea Donne Migranti, un collettivo di donne straniere e non che si occupa di dare spazio alle voci di donne inascoltate e che si mobilita per l’ottenimento dei propri diritti.


Girls on the move in North Africa – lo studio di Save the Children (2023)


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Report D.I.Re Donne In Rete contro la violenza 2023

Quasi una donna su 3, tra quelle che si sono rivolte ad un centro antiviolenza, è di nazionalità straniera. I Centri accolgono quindi prevalentemente donne italiane, dato costante negli ultimi anni (67% nel 2021, 68% nel 2020) e allineato con il dato nazionale ISTAT del 2021 e del 2020.

Le donne immigrate in possesso del permesso di soggiorno in quanto vittime di violenza (articolo 18 bis D.L. 286/1998) costituiscono quasi il 6% (7,8% nel 2021) del totale delle donne straniere accolte nel 2022. Questa opportunità viene usufruita maggiormente dalle donne immigrate che vivono in Puglia (81% dei casi) e Abruzzo (31% dei casi).

I Centri garantiscono accoglienza e possibilità di consulenza legale nella totalità dei casi, offrono consulenza psicologica e percorsi di orientamento al lavoro in percentuali intorno al 90% dei casi. Ben oltre la metà di essi sono in grado di offrire consulenza alle donne immigrate non in regola, di sostenere le donne attraverso la consulenza genitoriale, i gruppi di auto-aiuto e la reperibilità h24.

Prevalgono tra le donne accolte coloro che hanno chiesto asilo (quasi il 72%) e a seguire le donne rifugiate, nel 23% circa dei casi. La protezione sussidiaria riguarda pochissime donne immigrate.

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