DECRETO BENEFICENZA, COSÌ IL TERZO SETTORE PAGHERÀ GLI ERRORI DI ALTRI 

Gabriele Sepio, segretario generale di Terzjus, analizza il dettaglio tecnico del ddl appena presentato dal ministro D’Urso. «La tutela del mercato e dei consumatori dovrebbe conciliarsi con il fatto di non appesantire le procedure per le imprese che vogliono fare beneficenza», dichiara

Dopo la vicenda del “pandoro Ferragni” arriva il decreto per assicurare maggiore trasparenza nelle iniziative di beneficenza. Un obiettivo certamente meritevole che tutela consumatori e donatori a fronte di campagne di sensibilizzazione poco chiare in merito all’effettivo utilizzo delle risorse raccolte.

Se questo è lo scenario da cui prende vita il decreto, questa modalità di legiferare presenta, tuttavia, dei rischi che andranno considerati nell’iter definitivo di approvazione della nuova misura. Le norme scritte sulla spinta emotiva legata a fatti di cronaca, mirano a censurare specifici comportamenti anche agli occhi dell’opinione pubblica. Tuttavia, come spesso accade, per sanzionare pochi si rischia di colpire molti, specialmente quelle realtà che la raccolta fondi l’hanno sempre realizzata seguendo criteri di trasparenza e di rendicontazione.

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