DADONE “PUNTIAMO SUL SERVIZIO CIVILE PER RIATTIVARE LE GIOVANI GENERAZIONI”

Il Ministro delle Politiche Giovanili ha illustrato i risultati dell’indagine Next Generation You, rimarcando l’importanza del Servizio civile universale e digitale. Una sfida, spiega, «che parte dai problemi dei giovani, non dai giovani come problema». Con particolare attenzione ai temi dell’inclusione sociale e lavorativa.

«Universale e intimamente legato alla transizione ecologica e digitale». Così, nel marzo scorso, il Ministro delle Politiche Giovanili Fabiana Dadone illustrava a Vita la sua idea di servizio civile. Una sfida importante e sentita da tutte le organizzazioni del Terzo settore. E non solo: perché, stante la crisi post-Covid, il servizio civile è diventato una priorità sempre più sociale, intergenerazionale e culturale, prima ancora che logica.

Una priorità confermata ieri dallo stesso Ministro che è intervenuta ieri in conferenza unificata sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, presentando i risultati dell’indagine conoscitiva Next Generation You.

Il quadro di riferimento: le generazioni

L’Istat, ha ricordato in quella sede il Ministro, ha registrato che nel 2019 oltre 126.000 giovani italiani hanno lasciato l’Italia, tra cui 30.000 i laureati: «si tratta di capitale umano formato in Italia su cui il nostro Paese ha investito risorse rischiando di non poterne beneficiare le ricadute in termini produttivi».

Gli effetti della pandemia, spiega ancora il Ministro. «hanno già determinato forti contrazioni in termini di accesso al mondo del lavoro e il tasso di disoccupazione di chi ha meno di 30 è quasi tre volte maggiore rispetto a quello dei lavoratori più anziani. In Italia, la quota dei NEET è più elevata che nel resto dell’UE; sono oltre 2 milioni e al Sud l’incidenza è più che doppia rispetto al Nord».

Per questa ragione, «le nuove generazioni devono avere attenzione e la loro rilevanza sostanziale va riconosciuta nel PNRR». Una «premessa semplice, ma non banale» secondo il Ministro Dadone, che rimarca come «l’Unione europea abbia deciso di orientare l’azione di ripresa e resilienza delle sue comunità sin dal nome dello strumento: Next Generation EU».

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