DA OPENPOLIS E AIC PROPOSTE CONCRETE PER L’AGRICOLTURA DEL 2050

Un nuovo rapporto analizza la trasformazione del settore agricolo e le sfide future: sicurezza alimentare, questione generazionale, impatto delle tecnologie. Entro il 2050, necessario aumentare la produzione alimentare del 50% per soddisfare la domanda.

In Italia, così come in altri Paesi europei, rileva il rapporto “Agricoltura oggi: sfide per il futuro” di Openpolis e Associazione italiana coltivatori (Aic), l’agricoltura sta subendo una trasformazione di tipo strutturale.

Aumentano le grandi aziende a discapito delle più piccole: le imprese con estensione superiore ai cento ettari sono aumentate del 17,7% nel corso di un decennio, mentre quelle inferiori a un ettaro si sono dimezzate. D’altra parte, le piccole imprese agricole, soprattutto quelle familiari, costituiscono ancora la componente più significativa del totale. Al 2020, il 93,5% delle imprese rientra in questa tipologia, anche se la quota varia a seconda delle zone, registrando i valori più elevati al Sud (97,6%) e i più bassi nel Nord-Ovest (86,7%).

Quello che sta avendo luogo nel nostro Paese è però un processo di “progressiva concentrazione” dell’imprenditoria agricola, a discapito di un sistema tradizionalmente basato sulla gestione a livello familiare, più informale e di minor impatto. Con quali conseguenze?

Il Rapporto indica che sempre più aziende si stanno “formalizzando”, anche a livello giuridico e di rapporti lavorativi. Un fenomeno che potrebbe portare al miglioramento delle condizioni di molti lavoratori, esposti a sfruttamento o lavoro precario.

“Con questo report affrontiamo alcuni temi sui quali è necessario lavorare intensamente per mettere in moto una ri-generazione di visione e d’azione, che abbiamo voluto mettere al centro del decimo congresso nazionale di Aic. Si stima che la popolazione mondiale raggiungerà i 9,7 miliardi di persone entro il 2050, e sarà necessario aumentare la produzione alimentare del 50% per soddisfare la domanda crescente”.

Dal Rapporto emerge l’importanza di coinvolgere i giovani nell’agricoltura, elemento cruciale per garantire la sicurezza alimentare futura, e di aprire maggiormente il settore alla partecipazione femminile a tutti i livelli. In questo contesto, i giovani e le donne sono ancora poco rappresentati – in particolare i giovani nel Mezzogiorno e le donne nel Nord del Paese. Meno di un terzo delle aziende agricole italiane è guidato da donne e meno di una su 10 ha come manager una persona con meno di 40 anni. La questione di genere in agricoltura, tra l’altro, è un tema che andrebbe affrontato livello europeo, dove solo il 21% delle imprese agricole è guidato da donne.

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