CNESC, BENE LA PREVISIONE DI 71.741 VOLONTARI

La Conferenza nazionale enti per il servizio civile è soddisfatta per il decreto che finanzia i programmi e progetti che utilizza i risparmi dei mancati avvii del bando 2021, accogliendo così le richieste della Consulta nazionale del Servizio civile. Dalla presidente Laura Milani anche “la richiesta al Governo di investire per il prossimo triennio almeno 500 milioni annui per garantire numeri adeguati, e perché si realizzi realmente quella programmazione prevista dal decreto 40 e che richiede stabilità e un respiro più ampio”. L’articolo di VITA

La recente pubblicazione del decreto che dispone il finanziamento dei programmi e dei progetti per il Servizio civile (qui la news) che prevede l’impiego di 71.741 operatori volontari ha soddifatto la Conferenza Nazionale Enti per il Servizio Civile – Cnesc che in una nota esprime la sua soddisfazione sottolineando che il Dipartimento ha accolto, quindi, le richieste della Consulta di utilizzare i risparmi dovuti ai mancati avvii del bando 2021 per integrare il bando fin da subito. Questo garantisce tempi e numeri certi, il che significa anche poter pianificare con sufficiente anticipo la promozione ed evitare integrazioni e proroghe delle scadenze in itinere.

Tuttavia, sottolinea la presidente Laura Milani «ricordiamo che si tratta di numeri resi possibili dai fondi Pnrr e dai mancati avvii del bando 2021, per questo motivo rinnoviamo la richiesta al Governo di investire per il prossimo triennio almeno 500 milioni annui per garantire numeri adeguati, e perché si realizzi realmente quella programmazione prevista dal decreto 40 e che richiede stabilità e un respiro più ampio». Milani aggiunge: «Sono numeri importanti dietro i quali ci sono le vite e le aspettative di decine di migliaia di giovani, che richiamano ora le istituzioni, a investire con responsabilità nella promozione del prossimo bando, e gli enti a continuare a svolgere la loro funzione di promozione capillare di supporto. Crediamo sia importante investire in una comunicazione che renda chiaro ai giovani che l’anno di servizio civile è un’esperienza con finalità e modalità operative specifiche, differenti da lavoro, studio, tirocinio formativo ecc. Un’esperienza unica soprattutto perché invita i giovani a farsi protagonisti di un cambiamento per sé e per le comunità in cui agiscono operando con una logica e una prassi non competitiva, collaborativa, nonviolenta».

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