BENESSERE AL CENTRO DELLE POLITICHE IMPRENDITORIALI PER COSTRUIRE AZIENDE PIÙ SOSTENIBILI 

Una constatazione, che sempre più frequentemente viene fatta, è che alle imprese non è ormai più di tanto richiesto di fare meglio il proprio mestiere classico: i prodotti/servizi messi a disposizione nella grande maggioranza dei casi sono giudicati di buona qualità. Non ci sono attese per miglioramenti.

Alle imprese si ritiene però di poter fare altre richieste: la più importante – stante la complessità sociale del periodo che stiamo attraversando – ha a che fare con una maggiore assunzione di responsabilità sociale.

All’interno delle varie aree di responsabilità sociale, la più richiesta ha a che fare con un maggior impegno nell’investire sui propri dipendenti, in logiche di work-life balance: in altri termini, l’obiettivo è investire sul loro benessere, che di fatto è il vero obiettivo della loro esistenza. Il metodo è anche investire sulla loro professionalità, ma sempre sapendo che l’obiettivo è il benessere.

La constatazione oggettiva che è stata fatta è che nei limiti in cui l’impresa investe sul benessere dei dipendenti, viene garantito il ritorno sul loro massimo impegno professionale. Di fatto, quindi, è un investimento che promette ottimi ritorni per l’impresa.

Non si parla di “employee satisfaction”, ma di benessere dei dipendenti in ciascuno degli ambiti della propria esistenza. L’employee satisfaction verrebbe anche rilevata, ma sarebbe solo un ingrediente dell’analisi.

L’articolo completo di Remo Lucchi su Futura Network