BATTUTA DI ARRESTO DEL PNRR SULLA PARITÀ DI GENERE

Il tema dell’inserimento della certificazione della parità di genere tra i criteri premiali dei bandi pubblici non può essere archiviato. La risposta alle difficoltà delle imprese deve essere soprattutto nell’accompagnamento. L’articolo di Dora Iacobelli, coordinatrice Gruppo di lavoro ASviS sul Goal 5

Al momento della sua approvazione, tra gli aspetti qualificanti dell’impostazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) è stato senza dubbio considerato il fatto di aver indicato l’obiettivo della parità di genere come trasversale a tutte le misure previste, insieme all’attenzione alle giovani generazioni e a quella ai territori, in sintonia con il Next Generation Eu.

Il Gruppo di lavoro ASviS sul Goal 5 “Parità di genere” aveva, quindi, indicato come tema prioritario a cui porre attenzione nel 2023 proprio il monitoraggio del Pnrr e delle misure in esso previste per favorire la parità di genere, in primo luogo la certificazione di genere.

Incredibilmente ci troviamo ad assistere in questi giorni alla messa in discussione proprio di una delle misure più innovative in tema di strumenti per favorire lo sviluppo di una cultura di genere nelle imprese: l’attribuzione di una premialità per la partecipazione ai Bandi pubblici collegata al requisito della certificazione di genere.

La certificazione di genere è stata introdotta con la legge 162/2021 che ha modificato il Codice delle Pari Opportunità con l’introduzione dell’art.46 bis che prevede appunto tale attestazione. Con decreto del Dipartimento Pari Opportunità del 29 aprile 2022, poi, sono stati definiti i parametri minimi per ottenere la certificazione come da prassi UNI /PdR 125/2022, pubblicata il 16 marzo 2022. 

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