I Paesi con maggiori livelli di rischio per i bambini legati alla crisi climatica sono responsabili solo del 9% delle emissioni globali. Serve più cooperazione per garantire i diritti dell’infanzia e ridurre le disuguaglianze. L’articolo di Maddalena Binda su asvis.it
Sono 33 i Paesi, in cui vivono un miliardo di bambini, classificati come a rischio estremamente elevato per il clima secondo il Children’s climate risk index, presentato nel rapporto “The climate crisis is a child rights crisis” (La crisi climatica è una crisi dei diritti dei bambini) pubblicato ad agosto dall’Unicef. Lo studio ha catalogato i Paesi in base all’esposizione a fattori di rischio quali inquinamento, scarsità idrica, cicloni, ondate di calore e alluvioni e alla vulnerabilità dei bambini rispetto alla disponibilità e alla qualità dei servizi essenziali come l’educazione, i servizi socio-sanitari e l’accesso all’acqua. Quasi tutti i bambini nel mondo sono esposti ad almeno una di queste conseguenze, mentre 850 milioni a quattro o più fattori di rischio, vedendo compromessi i propri diritti di infanzia.
Forti diseguaglianze tra i Paesi. I 33 Paesi più vulnerabili per le conseguenze dei cambiamenti climatici sui bambini, tra cui la Repubblica centroafricana, il Ciad, il Niger, la Guinea e la Guinea Bissau, emettono il 9% della CO2, mentre tra i dieci Paesi responsabili del 70% delle emissioni solo l’India è classificata a rischio estremamente elevato. Sottolineando questa profonda diseguaglianza, il Rapporto enfatizza l’urgenza di destinare fondi per la ricerca e lo sviluppo di fonti rinnovabili, quali l’energia eolica e solare, ai Paesi più vulnerabili. L’Italia si posiziona al 102esimo posto su 163 del Children’s climate risk index ed è classificata come Paese a “medio rischio” (frutto di una esposizione “alta” alle conseguenze ambientali e climatiche e di un valore “molto basso” per la vulnerabilità dei bambini), collocandosi, con la Francia, al primo posto rispetto agli altri Paesi dell’Unione europea.
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Il clima motore di migrazioni. Il Rapporto dedica una parte anche ai flussi migratori, evidenziando una correlazione tra rischi legati ai cambiamenti climatici e tasso di migrazione di bambini: in 8 Paesi sui 33 classificati a rischio estremamente elevato il numero di sfollati supera il 5%. I cambiamenti climatici influiscono sulle migrazioni non solo rendendo più vulnerabili e meno ospitali i territori colpiti, ma diventando causa scatenante di conflitti nei casi di carenza delle risorse, come ad esempio per scarsità idrica.