LA VALUTAZIONE D’IMPATTO SI LIBERI DELL’AUTOCELEBRAZIONE

In questi mesi di pandemia dentro le fondazioni filantropiche si è parlato molto di flessibilità, di vicinanza, di allentamento delle rigidità. Il Covid-19 ha accelerato un processo di nuove relazioni tra fondazioni e ETS, che le porti a ragionare sempre più in termini di impatto. Assumendosi anche il rischio del fallimento. Carola Carazzone, Segretaria Generale di Assifero, parla di questa window of opportunity.

Together we stand: a marzo 2020, in piena “fase 1” dell’emergenza Covid-19, 46 fondazioni italiane, insieme ad altre europee, hanno siglato uno statement con questo titolo e si sono impegnate a cambiare le loro modalità di finanziamento e rendicontazione, rendendole più flessibili e partecipative. «In questi mesi si è parlato molto di ascolto, di vicinanza, di allentamento delle rigidità, di maggior collaborazione con gli enti… Ecco, questo processo di cambiamento e di nuove relazioni tra fondazioni filantropiche e ETS è stato incredibilmente accelerato dal Covid-19. Questa nuova attitudine è una straordinaria window of opportunity per un passaggio culturale che richiede un cambiamento dentro le nostre stesse realtà perché noi stessi abbiamo bisogno di formazione e cambiamenti, perché una rendicontazione con pezze giustificative o con una valutazione d’impatto cambia molto le cose. Serve una nuova era di finanziamenti, vincolati non a un progetto o a un output ma a un impatto concordato ex ante tra la fondazione e l’organizzazione di Terzo settore, come veri partner». Parla così Carola Carazzone, Segretaria Generale di Assifero, in un ragionamento nell’ambito del numero di luglio di VITA su come ripensare la valutazione d’impatto sociale.

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