«AL DI LÀ DELLA REPRESSIONE, PENSO SIA STATO UN SUCCESSO, PERCHÉ STIAMO SPOSTANDO L’ORIZZONTE POLITICO» 

Benjamìn Gaillard-Garrido è un dottorando in storia dell’America latina alla New York University. Come dirigente del GSOC-UAW Local 2110, il sindacato degli studenti graduate di NYU, Gaillard-Garrido ha preso parte alle proteste contro Israele già alla fine del 2023. Nelle scorse settimane, è stato testimone diretto delle brutali politiche di repressione del dissenso studentesco attuate a New York. Gli abbiamo chiesto di raccontarci cosa ha visto e di dirci cosa pensa del presente e del futuro delle proteste nei campus americani di queste settimane. 

Qual è il tuo livello di coinvolgimento nelle proteste? E come sei entrato in contatto con gli organizzatori?

Il mio primo coinvolgimento risale a ottobre/novembre, quando marciavamo più o meno ogni weekend in venti o trentamila per contestare il coinvolgimento americano nel genocidio di Gaza. Diciamo che è cominciato tutto lì. Poi io studio a New York University e lavoro anche con il sindacato studentesco interno all’università. Abbiamo sempre preso una posizione molto chiara sulla Palestina, manifestando la nostra solidarietà e contestando le politiche coloniali israeliane sin dal 2017, quando abbiamo votato l’appoggio al movimento Boycott, Divestment and Sanctions. Questo come sindacato ci ha coinvolti in proteste di diverso tipo, nel campus ma anche fuori.

Hai contribuito ad allestire l’accampamento a New York University? E chi ha partecipato alla protesta? Membri di gruppi organizzati o anche persone che si sono unite a seguito di recenti sviluppi della situazione politica?

Vai all’intervista completa sul sito di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli