FINANZA CLIMATICA: SERVONO 9 TRILIONI DI DOLLARI L’ANNO PER LA TRANSIZIONE 

Lo scorso novembre, la pubblicazione del nuovo report annuale di Climate Policy Initiative (Cpi) intitolata “Global Landscape of Climate Finance 2023”, ha fornito un aggiornamento sugli investimenti primari correlati al clima in tutto il mondo durante il 2022.

Anzitutto, i dati del Cpi mostrano che i flussi finanziari totali dedicati al clima, al momento, rappresentano appena l’1% del Pil globale. In questo contesto, per riuscire a contenere l’aumento medio della temperatura globale in linea con l’accordo di Parigi, sarà necessario aumentare il finanziamento climatico fino a raggiungere circa 9 trilioni di dollari all’anno entro il 2030, rispetto ai poco meno di 1,3 trilioni di dollari nel 2021-22.

Oltre a un problema di volume totale, sempre secondo Cpi, anche la distribuzione della finanza climatica rimane altamente disomogenea tra i settori, con gli investimenti sulla mitigazione che ricevono 1,150 trilioni di dollari e quelli per l’adattamento che si fermano a 63 miliardi di dollari.

In termini di giustizia climatica e disuguaglianze, il rapporto Global Landscape of Climate Finance sottolinea anche che, nel 2022, meno del 3% dei finanziamenti (30 miliardi di dollari) sia stato indirizzato ai Paesi meno sviluppati (LDCs). Similmente, colpisce anche come i dieci paesi più colpiti dal cambiamento climatico tra il 2000 e il 2019 abbiano ricevuto appena 23 miliardi di dollari, meno dell’2% del finanziamento climatico totale.

Altrettanto preoccupante, una revisione decennale condotta dal Cpi nel 2021 rivela che, in più di 50 economie globali, gli investimenti legati ai combustibili fossili superano la somma dei finanziamenti destinati a politiche di mitigazione e adattamento, una tendenza definita come “persistent misallocation” dall’Ipcc.

L’articolo completo di Emma Cabascia su Lasvolta.it