Nella seconda edizione della Guida sulle Fondazioni di Comunità, edita da Assifero, si getta uno sguardo approfondito sul potenziale trasformativo di queste organizzazioni, indagandone i processi, i temi e le esperienze dal campo. Tra gli elementi che emergono, la loro capacità di promuovere il cambiamento sociale e lo sviluppo dei territori attivando le comunità e investendo nelle persone e nei luoghi.
L’articolo di Francesca Mereta – Coordinatrice della Comunicazione esterna di Assifero – su AgenCult
In sintesi, riprendendo dalla Guida stessa, sono tre le parole che sintetizzano secondo noi efficacemente i molteplici ruoli che le fondazioni di comunità possono ricoprire. Attivatori, perché sono in grado di innescare e attivare il capitale sociale, le persone, organizzazioni e gruppi, della comunità stessa. Sono in grado di metterli in dialogo tra di loro, raccoglierli intorno a un tavolo e creare processi di partecipazione dal basso, facendo leva sulla fiducia conquistata. Catalizzatori, perché sono in grado di attrarre risorse finanziarie e non – competenza, capacità – provenienti dai territori e oltre, per soddisfare non dei bisogni, ma i desideri e le ambizioni di una comunità, partendo dai suoi asset e co-costruendo una visione condivisa di sviluppo umano locale sostenibile. Propulsori, capaci di incoraggiare e favorire le collaborazioni sui territori e di conseguenza innescare processi di innovazione economica, sociale, ambientale, culturale, in grado di beneficiare anche le politiche pubbliche locali e potenzialmente anche quelle nazionali.
Sono potenti piattaforme di sviluppo locale, promuovono e accompagnano il cambiamento sociale dal basso, ribaltando le logiche di potere top down intrinseche al sistema filantropico, dove una parte stanzia le risorse e l’altra le riceve. Vanno oltre la risposta a semplici bisogni costruendo invece immaginari possibili, visioni di futuro per e con le comunità, lavorando e investendo sulle persone e sui luoghi.