LE RADICI LONTANE DELL’IMPRESA SOCIALE

All’interno dell’ultimo numero della rivista Impresa sociale (2/2023), l’editoriale del Presidente Gianfranco Marocchi e Ilaria Zilli (Università degli Studi del Molise).

Che parte dalla domanda “chi sono gli antenati dell’impresa sociale?”, notando una discontinuità conoscitiva e ideale nel passato di questo settore della società.

Conoscitiva, perché chi oggi opera in un’impresa sociale o anche più in generale nel Terzo settore di solito non conosce – con poche eccezioni, come nel caso della recente riscoperta di Adriano Olivetti – persone e circostanze di epoche precedenti, che pure sembrano avere non poche assonanze con temi oggi al centro dell’attenzione. Certo, è nota nel nostro Paese una antica tradizione di opere sociali di ispirazione religiosa, che, talvolta senza soluzione di continuità da secoli lontani, a noi hanno rappresentato una forma importante di intervento in ambito sociale, educativo e sanitario – tema richiederebbe un approfondimento specifico, che esula dagli intenti di questo numero – ma molti altri aspetti, rimangono poco conosciuti.
Ma la distanza è anche ideale, perché si avverte un distacco storico e culturale con tutto ciò che precede l’epoca dei movimenti e l’impresa sociale di oggi, tale da farci percepire le esperienze dei decenni precedenti nel migliore dei casi come un “ramo morto” di un percorso evolutivo, estinto senza che possa avere portato discendenza tra gli antecedenti diretti dell’impresa sociale.
Insomma, se si arretra solo di qualche decennio, ogni immagine si fa sfumata, pare perdere di pregnanza per chi oggi opera, che non conosce (o riconosce) una relazione tra sé ed esperienze passate: né come modelli da cui distaccarsi criticamente, né come storie da rammemorare, come propone uno degli autori, Giovanni Devastato, cioè come ricordi in grado di ispirare l’azione nell’oggi”.

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