PERCHÈ LA TRANSIZIONE ECOLOGICA È ANCHE UNA QUESTIONE DI GENERE

Le crisi hanno sempre molte facce. Per questo la transizione ecologica necessaria per affrontare il cambiamento climatico può essere giusta solo considerando le crescenti diseguaglianze sociali, che sono sempre più evidenti ad esempio nel campo del lavoro. E, in quest’ottica, un’attenzione particolare va dedicata alla condizione delle donne.

Gli effetti della crisi ambientale sono ormai evidenti nella nostra quotidianità. Oltre che dal non banale punto di vista climatico e metereologico, i risvolti sociali ed economici sono sempre più tangibili e stanno allargando molte disuguaglianze già esistenti nella nostra società.

Si tratta di fenomeno che confermano come l’adattamento al cambiamento climatico richieda politiche di mitigazione che puntino a ridurre o prevenire le emissioni, ma che siano attente anche ai bisogni delle persone. L’idea della transizione ecologica è, infatti, quella di portare l’economia verso una produzione zero di gas climalteranti, ma questo cambiamento deve passare dalla cura di tutto ciò che abbiamo intorno, agendo in un’ottica inclusiva e giusta secondo quella che viene chiamata “just transition“, transizione giusta.

In questo quadro le donne e, in generale, le categorie marginalizzate in assenza di politiche adeguate rischiano maggiormente di essere penalizzate. In questo articolo proviamo quindi a capire perché è importante allargare la prospettiva. Anzitutto capendo che per alleggerire l’impatto ecologico bisogna ripensare il nostro rapporto con il lavoro.

LEGGI L’ARTICOLO SU SECONDO WELFARE