VIOLENZA CONTRO LE DONNE: L’ITALIA NON SA RACCOGLIERE I DATI

La convenzione di Istanbul impone al nostro Paese di raccogliere dati che riguardano la violenza di genere. Ma questo avviene in maniera incostante e incompleta, non permettendo così di avere un quadro esaustivo del fenomeno nella sua complessità e articolazione. Giulia Greppi su Percorsi di secondo welfare

I dati sono uno strumento sempre più importante per capire la realtà, raccontarla e, dove è possibile, cambiarla. La loro carenza può essere dunque un limite importante in termini di comprensione di determinati fenomeni e, soprattutto, di capacità di affrontarli. Ma se tali mancanze riguardano la violenza maschile contro le donne allora non si tratta solo di un limite bensì di un vero e proprio problema. Nel 2012 l’Italia ha firmato la Convenzione sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, conosciuta come Convenzione di Istanbul. Si tratta di uno strumento internazionale giuridicamente vincolante volto a creare un quadro normativo completo a tutela delle donne contro qualsiasi forma di violenza. Il documento sancisce l’impegno dei Paesi firmatari a rispettare alcuni obblighi, tra cui quello di raccogliere i dati che riguardano la violenza di genere.

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