UNA CHIAMATA PER TRASFORMARE LA SCUOLA

«L’idea di una scuola con un corridoio, le porte chiuse, dove non si sente volare una mosca, non è più la nostra scuola. Ci vuole un pensiero e sul pensiero poi formiamo gli spazi, i luoghi, le persone. Però è chiaro che dobbiamo avere oggi il coraggio di pensare come deve essere la nostra scuola. Questo non lo si fa se non c’è la partecipazione di tutte le reti educative del Paese ed è su questo che mi permetto di chiedervi non una chiamata alle armi – sarebbe antipatico – ma al lavoro collettivo»

A un anno dalla sua nascita, la rete EducAzioni ha individuato tre priorità per la scuola: edilizia scolastica, asili nido, dispersione scolastica e povertà educativa. Lunedì 28 giugno le ha presentate al ministro all’Istruzione Patrizio Bianchi e alla sottosegretaria al MEF Maria Cecilia Guerra in un web talk visibile sulla pagina Facebook di Vita. La trascrizione integrale dell’intervento del ministro Bianchi.

Queste riflessioni sono la struttura portante del pensiero che come Governo stiamo facendo sulla scuola. Noi abbiamo molto chiaro il principio che non dobbiamo soltanto intervenire con interventi straordinari su un argomento o sull’altro, ma dobbiamo trovare la coerenza del ruolo della scuola dentro una società complessa come la nostra, che è in profondissimo cambiamento. Io ricordo sempre una frase di Papa Francesco che mi ha colpito moltissimo, quando dice che non siamo di fronte ad un cambiamento tecnologico ma a una mutazione antropologica. Rispetto a questo io credo che la scuola sia come non mai il punto fondante e cruciale di questa dinamica sociale che dobbiamo creare e sostenere. Le tematiche che ho sentito sono assolutamente evidenti.

Rispetto all’edilizia, voglio precisare che non abbiamo aspettato il PNRR come la manna ma abbiamo “tirato fuori dai cassetti” le risorse che c’erano e che erano bloccate e stiamo già mettendo mano a un consolidamento delle strutture. Sui fondi per l’edilizia scolastica che abbiamo trovato abbiamo già autorizzato 2 miliardi e 597,5 milioni di edilizia, un miliardo e cento milioni sono già stati dati alle province per mettere in sicurezza gli istituti e 700 milioni ai Comuni per i nidi. Stiamo autorizzando altri 5 miliardi e 325,9 milioni sull’edilizia. Risorse che servono a mettere in sicurezza le strutture ma anche a ripensare i luoghi dell’apprendimento: faccio notare che dico “luoghi dell’apprendimento”, non “luoghi dell’insegnamento” perché il nostro punto di vista è quello dei ragazzi.

Sullo 0-6 c’è uno sforzo straordinario che stiamo già facendo (i 700 milioni ai Comuni) e i 4,6 miliardi che abbiamo messo nel PNRR, però sono d’accordo che il punto fondamentale gli investimenti straordinari del PNRR con il bilancio ordinario dello Stato, cioè come faremo non solo a “riempire” quegli edifici ma come faremo a fare di quei luoghi il punto fondante di comunità che devono ritrovarsi, nell’idea che in questo Paese è possibile avere figli. Il calo demografico è un segnale di sfiducia e per rispondere alla sfiducia dobbiamo dimostrare non che il Governo, il ministro, il sottosegretario… ma il Paese ha riposto la scuola al centro, a partire dallo 0-2. Su questo il Governo c’è, ma occorre una assunzione di responsabilità da parte di tutto il Paese per dire che è possibile avere figli ed è possibile dare un Paese ai nostri figli. Sui nidi sono state messe risorse, ma è chiaro anche che c’è un problema: non si tratta solo di mettere a disposizione le risorse, ma anche di realizzare. Le scuole però sono di proprietà delle province o dei Comuni, qui lo sforzo deve essere davvero straordinario e davvero del Paese, dobbiamo mettere tutti i Comuni nelle condizioni non solo di realizzare delle scuole ma di farlo nei tempi che ci siamo dati con il PNRR. C’è una grande operazione amministrativa da fare. Nel decreto Governance abbiamo stabilito che laddove vi fossero delle inerzie, scattano i poteri sostitutivi, non voglio arrivare a fare operazioni di questo tipo ma mi lasci dire che Upli e Anci sono assolutamente presenti. Prima del controllo ci vuole l’idea, il pensiero. In questo paese siamo sempre partiti dal controllo e non siamo mai arrivati a progettare; adesso progettiamo. È anche vero che lo squilibrio tra nord e sud è tale che le divaricazioni territoriali sono insostenibili. Ci saranno i poteri sostitutivi, l’ho detto, io non voglio arrivare ad esercitarli però bisogna che Comuni, Province, Regioni e Governo nazionale lavorino insieme fin da subito. Questo è un problema di organizzazione dello Stato, che è uno dei nodi del nostro Paese.

L’intervento completo su Vita.it