SI PUÒ DEDURRE IL COSTO DEL VOLONTARIATO

Volontariato di competenza: quali regole e agevolazioni per imprese e lavoratori che investono nel volontariato a favore del terzo settore. L’articolo di Gabriele Sepio, Segretario Generale di Terzjus.

Un connubio, quello tra volontario e lavoratore, che seppure apparentemente in contraddizione trova invece una propria coerenza quando sono le imprese ad investire tempo e competenze dei propri dipendenti per favorire lo sviluppo delle attività sociali. Il risultato è duplice. Da un lato si genera valore per il sostegno degli enti del terzo settore superando le tradizionali forme di apporto verso il non profit caratterizzate da erogazioni in denaro o sponsorizzazioni. Pensiamo all’impresa che grazie ai propri lavoratori forma gli operatori ed i volontari per lo svolgimento delle attività istituzionali dell’ente. Dall’altro il coinvolgimento dei lavoratori permette di arricchire la cultura aziendale associando il profitto alla cura dell’interesse generale attraverso una politica di responsabilità sociale. In questo scenario si inserisce il “volontariato di competenza” attraverso il quale, dunque, la forza lavoro abitualmente collegata allo svolgimento di attività dirette o strumentali alle finalità dell’impresa viene impiegata anche a beneficio di interessi collettivi. Una formula che ha cominciato a diffondersi negli Stati Uniti negli anni Novanta, per poi approdare anche in Europa e in Italia dove è stata inserita, a partire dal 1998, una disposizione ad hoc all’art. 100 del TUIR consentendo alle imprese di dedurre, entro certi limiti, il costo dei lavoratori dipendenti destinati alla produzione di servizi a favore delle Onlus.

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