“SERVIZIO CIVILE, NON SI PUÒ DIRE NO”, L’APPELLO DEI 132

«Oltre 65mila domande rifiutate ogni anno: adesso basta, il servizio civile sia davvero un diritto per tutti i giovani». L’appello al Governo promosso da VITA insieme a importanti realtà del Terzo settore è stato sottoscritto oltre che dai rappresentanti dei volontari del servizio civile da importanti opionion leader della società civile. Fra loro Francesco Profumo, Ferruccio De Bortoli, Massimo Cacciari, Mario Delpini, Eraldo Affinati, Stefano Zamagni, Enrico Giovannini, Giorgio Gori, Claudia Fiaschi, Giovanni Fosti, Enzo Manes, Giovanna Melandri, Daniele Novara, Moni Ovadia, Romano Prodi, Andrea Riccardi, Chiara Saraceno e Salvatore Veca.

“Servizio civile, non si può dire no”, è questo il titolo dell’appello promosso – insieme a una rete di importanti realtà del Terzo settore – da VITA, che sul numero del magazine di ottobre in distribuzione da venerdì 9 (acquistabile in formato digitale già da oggi) ha lancia un documento sottoscritto da 132 opinion leader e personalità della società civile, del mondo accademico e religioso a favore del servizio civile universale (così come lo definisce la riforma del Terzo settore). Universale, ovvero aperto a tutti i ragazzi fra i 18 e i 28 anni che ne facciano richiesta. Eppure fra il 2010 e il 2019 a fronte di 787.051 posti richiesti dai giovani per mancanza di risorse il governo ne ha finanziati appena 261.975, chiudendo la porta in faccia in media a 65.635 giovani ogni anno, con picchi di 79.718 e 71.234 domande rigettate nel 2015 e nel 2018.

“Possiamo permetterci il lusso di lasciare ogni anno a casa decine di migliaia di giovani?”, si chiede l’appello. Che spiega: “Negli ultimi dieci anni sono stati oltre 500mila i giovani che desideravano partecipare a un progetto di servizio civile, ma che, per carenza di posti messi a bando, hanno ricevuto risposta negativa. Eppure a fronte di un’emergenza sociale di proporzioni inedite perché non si decide di mobilitare questa riserva del bene comune, dispiegandolo per attività e servizi per le persone più fragili, per contrastare il digital divide dei bambini e delle famiglie più povere, per dare continuità all’assistenza delle persone disabili, per fare volontariato nelle mense dei bisognosi o distribuire cibo e medicinali agli anziani soli? Tanto più che con la riforma del servizio civile universale la possibilità di fare un’esperienza al servizio degli altri e della comunità sarebbe dovuta diventare un diritto per ogni giovane fra i 18 e i 28 anni. E invece nei prossimi due anni con le risorse previste non ne saranno avviati più di 18/19mila”. Da qui la richiesta inviata al presidente del consiglio Giuseppe Conte, al ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e al ministro dello Sport e delle Politiche Giovanili con delega al servizio civile Vincenzo Spadafora affinché “nella prossima legge di bilancio il Governo deve trovi i fondi necessari per tutti i giovani che desiderano impegnarsi col servizio civile. Dire NO ogni anno a decine di migliaia di ragazzi è uno scandalo che deve finire”.

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Tra i 132 firmatari della petizione anche Assifero che dal 7 aprile 2020, è ente nazionale titolare di accredito per il servizio civile universale con 94 enti di accoglienza, 129 sedi iscritte in 12 regioni Italiane.

Qui di seguito la dichiarazione di sottoscrizione da parte del presidente Felice Scalvini e del segretario generale Carola Carazzone.

“Il servizio civile universale rappresenta una delle politiche potenzialmente a più grande impatto sociale per l’Italia del dopo Covid-19. Le radici nell’obiezione di coscienza e nella sospensione della leva militare obbligatorie sono importanti, ma il valore del servizio civile come politica di formazione alla cittadinanza oggi le trascende e si radica nell’Agenda 2030, nel futuro che vogliamo per il pianeta. 

È l’unico vero, potente, cantiere di immaginazione sociale per i giovani del nostro paese. Eppure, è oggi una promessa mancata: dal 2017 benchè si chiami servizio civile in realtà a mala pena ha garantito questa opportunità a una media di nemmeno 30.000 giovani all’anno. Il 60% dei giovani del nostro paese non conosce questa opportunità (anche se il 90% di chi l’ha fatto lo consiglierebbe[1]) e ogni anno sono decine di migliaia i ragazzi che si sono candidati, i cui progetti sono stati approvati ma restano a casa per mancanza di fondi. È giunto il momento di voltare pagina!”

Felice Scalvini, presidente Assifero

La complessità e la portata delle sfide glocali della attualità richiedono una moltitudine variegata di changemaker, di persone capaci di accogliere la complessità e di essere resilienti, di saper cadere e rialzarsi. Ci si educa all’immaginazione sociale solo attraverso l’acquisizione dell’empatia, la capacità di immergersi, di cambiare prospettiva, di quella comprensione di cui parla Morin che è poi molto simile alla consapevolezza di cui parla Mulgan, di fiducia sociale.

Una politica visionaria di servizio civile consentirebbe approcci sistemici e collaborativi che mettano al centro i giovani come protagonisti e change-maker non come esecutori di progetti pensati da altri, e col supporto delle nuove tecnologie, potrebbe essere capace di mettere in rete schemi di mentoring tra giovani in servizio civile e pensionati attivi, piattaforme di alumni, comunità di pratica.

Dobbiamo puntare a efficacia e non efficienza, a processi e non a progetti, a percorsi flessibili e adattabili a diverse tipologie di giovani, a consolidare organizzazioni e competenze non a realizzare attività, a impatto sociale e non a micro-output predefiniti, a procedure semplificate, non burocratiche, basate su approcci sistemici e collaborativi, non su blame avoidance.

Mi rendo conto che è un profondo cambio di paradigma, ma non possiamo affrontare il futuro con strumenti del passato”.

Carola Carazzone, segretario generale Assifero