Venticinque anni fa la Conferenza mondiale di Pechino approvò la Piattaforma di azione per le donne che trasformò le politiche a livello nazionale e internazionale in praticamente tutti i Paesi del mondo con un impatto complessivo non su milioni, ma su miliardi di persone.
Nel 1995 a Pechino i movimenti di tutto il mondo [1] ottennero dai governi il riconoscimento che “i diritti delle donne sono diritti umani”. Le parole chiave di Pechino – “punto di vista di genere”, “empowerment”, “mainstreaming” – segnarono un punto di non ritorno e una pietra miliare nel processo di riconoscimento dei diritti delle donne a livello mondiale.
Nell’evoluzione del diritto internazionale dei diritti umani, Pechino nel 1995 segnò, allo stesso tempo, un punto di arrivo – delle rivendicazioni promosse a partire dalla Convenzione ONU del 1979 sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne [2] – e un punto di partenza – per la attuazione di strategie nazionali multisettoriali volte ad ingaggiare diversi ministeri, le istituzioni nazionali e locali, le organizzazioni internazionali e la società civile.
L’articolo di Carola Carazzone, in risposta alla “call for papers” di Flavia Barca su equità di genere – 25 novembre 2020: giornata mondiale contro la violenza sulle donne.