RIGENERARE LE CITTÁ CON LE INFRASTRUTTURE SOCIALI. DOCUMENTO PER LA COSTRUZIONE DI UNA RETE NAZIONALE

La rigenerazione deve approcciare le trasformazioni del territorio in modo integrato e facendo leva sulla dimensione comunitaria. Ora che il PNRR investe risorse sulla rigenerazione, questo manifesto mira a raccogliere energie e competenze per riaffermare la dimensione sociale delle politiche di rigenerazione. L’iniziativa è stata assunta di comune accordo tra i promotori – KCity Rigenerazione Urbana insieme a IFEL Fondazione Anci, Forum del Terzo Settore e Assifero in collaborazione con Rivista Impresa Sociale – a conclusione del confronto dello scorso 15 giugno in occasione della presentazione del volume P. Cottino, A. Franchina, Progettare beni comuni. Da vuoti urbani a luoghi della comunità, Pacini Editore, 2021

Nell’ultimo decennio il tema della rigenerazione ha assunto una posizione di primo piano nel dibattito sulle strategie di sviluppo urbano e con esso lo stimolo ad approcciare le trasformazioni in modo integrato, cercando sempre di coniugare tra loro aspetti fisici e aspetti sociali

L’esperienza della pandemia, poi, ci ha permesso di toccare con mano l’importanza della dimensione comunitaria e della sua cura all’interno di qualsiasi progetto con cui si ambisce ad attrezzare la città e migliorarne la dotazione nella prospettiva dello sviluppo sostenibile.

Nona caso, all’interno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) la rigenerazione è posizionata nell’ambito delle politiche per la coesione e l’inclusione sociale, ed in particolare all’interno della componente “infrastrutture sociali, famiglie, comunità, terzo settore”: fatto tutt’altro che scontato, se consideriamo che il tema è stato per molto tempo confuso con quello della riqualificazione edilizia.

Quando parliamo di “infrastrutture sociali”, quindi, non pensiamo soltanto alla realizzazione materiale di asset immobiliari fisici destinati ad ospitare servizi con cui soddisfare bisogni della collettività, ma anche al tessuto di reti e relazioni comunitarie che va promosso, alimentato, coltivato e curato per garantire il funzionamento di questi stessi servizi e il loro utilizzo più efficace, in un’ottica di inclusione, solidarietà e mutuo aiuto.

Questa spinta a rafforzare l’attenzione per la dimensione sociale delle politiche di rigenerazione chiama in causa uno spettro variegato di attori, portatori di interessi, competenze e risorse che devono essere messe a sistema, evitando due rischi di cui il passato ci ha dato ampia dimostrazione:
•    Il rischio di creare contenitori che rimangono vuoti e inutilizzati perché non inseriti nel tessuto di reti e relazioni che dovrebbe alimentarlo
•    Il rischio di promuovere progetti con le comunità che risultano effimeri perché sconnessi dalla gestione concreta degli spazi fisici e delle attrezzature destinate a fini sociali 

Da questo punto di vista la creazione di nuove “infrastrutture sociali” nell’accezione sopra richiamata rappresenta una traiettoria di innovazione sfidante e quanto mai opportuna per rendere il PNRR uno strumento virtuoso a cui affidare la capacità di resilienza e il benessere nelle aree urbanizzate.

Serve uno sforzo importante per coordinare energie e competenze che hanno tradizionalmente lavorato su binari paralleli.

Vanno individuati modelli di riferimento e parametri d’impatto comuni capaci prima di ispirare e poi di monitorare l’andamento dei progetti in modo unitario.

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