RIFORMA DEL TERZO SETTORE ED ETS: L’87% VUOLE ISCRIVERSI AL REGISTRO UNICO NAZIONALE

1 ente su 2 ha già adeguato lo Statuto, solo 1 ente su 6 conosce bene la Riforma e ne percepisce gli effettivi vantaggi. L’86% giudica l’iter ingiustificatamente lungo e si attende un’accelerazione nell’applicazione. Solo il 25% degli enti conosce le modifiche più importanti del 5xmille, e l’obbligo di bilancio sociale preoccupa anche chi non è tenuto a farlo. La Riforma viene apprezzata per aver introdotto un corpus unitario di norme, ma è ancora poco conosciuta per gli aspetti promozionali.

Sono questi i principali risultati della survey digitale promossa da Terzjus e Italia non profit che, attraverso la voce delle principali reti associative, cooperative e di volontariato, hanno cercato di capire quale percezione hanno della riforma queste organizzazioni e che impatto ha avuto sulla loro struttura e sul loro vissuto quotidiano.

1671 organizzazioni partecipanti, 2 mesi di indagine, 24 partner coinvolti. Sono ora disponibili per il download gratuito i risultati dell’Indagine “Riforma in Movimento inseriti e commentati nel Primo Terzjus Report.

A oltre tre anni dall’avvio della Riforma del Terzo Settore, Terzjus e Italia non profit hanno domandato agli enti quali difficoltà hanno incontrato con la Riforma, le innovazioni riscontrate, in che modo si sono informati, cosa hanno già applicato dei cambiamenti previsti e quali suggerimenti hanno per i policy makers. Il risultato è un dossier di grande interesse dove i veri protagonisti della Riforma hanno condiviso la loro esperienza concreta rispetto a questo grande cambiamento che incide su molti ambiti di vita del Paese: dai rapporti tra enti e Pubblica Amministrazione ai legami con i donatori; dal regime fiscale per le attività senza fine di lucro fino allo sviluppo del Servizio civile universale e agli impatti dei servizi sui territori.

Cosa pensano gli enti della Riforma e come hanno vissuto questo cambiamento? Considerando l’iter legislativo la maggioranza dei rispondenti è concorde nel giudicarlo come eccessivamente lungo (86%). Questo ritardo è dovuto per il 33,1% ai troppi decreti attuativi, per il 24,5% alla struttura stessa della riforma, per il 19,6% ad una lentezza del Parlamento. Positiva l’opinione sul Registro Unico Nazionale del Terzo Settore che viene considerato uno strumento di apertura verso l’esterno da più della metà degli intervistati (56,7%). Nonostante il Registro sarà in grado di rendere accessibili a tutti i dati essenziali degli enti, 1 organizzazione su 3 segnala di non essere a conoscenza di questa opportunità. Tra le maggiori novità introdotte dalla Riforma vi è la possibilità di svolgere, da parte degli enti, attività commerciali diverse da quelle di interesse generale. La novità viene percepita da quasi il 60% dei rispondenti, mentre il 22,2% non ne è a conoscenza e il 18% risponde “non saprei”. Singolarmente, per quanto riguarda il 5×1000soltanto 1 ente su 4 è a conoscenza delle novità principali che riguardano una delle fonti di entrata di rilievo per una parte degli enti non profit; e, soltanto il 57% è consapevole delle nuove agevolazioni fiscali previste per le donazioni. Di questi solo il 36,6% le ha comunicate ai donatori. Di particolare rilevanza il dato per cui l’87% degli enti dichiara di voler iscriversi al RUNTS. Considerando il tema dell’adeguamento dello Statuto, 1 ente su 2 ha colto questa occasione per riscrivere le regole fondamentali della propria organizzazione, in modo da essere pronto ad affrontare meglio le sfide future. Rispetto ai nuovi schemi di bilancio, non si registrano particolari difficoltà nell’adottarli e comunque si è cominciato ad esaminarli. Il bilancio sociale viene vissuto come un obbligo dalla maggioranza delle organizzazioni che hanno partecipato all’indagine e il 48% dichiara di essere toccata da questo adempimento, anche se, per legge, l’obbligo è previsto solo per le organizzazioni con entrate superiori al milione di euro. Una lettura interessante di come gli enti vivono la Riforma viene data paragonando le risposte ricevute dagli enti considerando le loro dimensioni. Le organizzazioni di medie dimensioni (entrate tra i 30.001 Euro e 500.000 Euro) e grandi dimensioni (entrate uguali o superiori a 500.001 Euro) appaiono più consapevoli rispetto alle opportunità previste dalla Riforma. In particolare, quelle di medie dimensioni sono anche quelle che sembrano aver colto maggiormente l’occasione dell’adeguamento dello Statuto per rivedere nel complesso le regole che guidano la loro organizzazione, e sono anche quelle più pronte a redigere il bilancio secondo i nuovi schemi. Quelle di dimensioni piccole (con entrate inferiori o uguali a 30.000 Euro) appaiono ben informate rispetto agli adempimenti.

“Gli enti del Terzo Settore stanno dando grandi segnali alle istituzioni: la volontà di aderire al Registro Unico ci dice molto rispetto alla necessità di accessibilità e desiderio di aprirsi al mondo esterno, la confusione rispetto agli adempimenti da compiere è un segnale del percorso travagliato della Riforma, la grande partecipazione a questa ricerca e gli stimoli che gli enti hanno dato alle istituzioni riassumono la spinta che il Settore ha di essere parte attiva di questo cambiamento” – dichiara Giulia Frangione, CEO e Amministratore Unico di Italia non profit. “Il coinvolgimento di chi si occupa dei bisogni sociali, di chi lavora sui servizi, di chi disegna le risposte alle nuove necessità è fondamentale per strutturare politiche e nuove forme di sostegno alle organizzazioni. Per questo, la restituzione dei dati è resa disponibile gratuitamente. Sono indicazioni utili non solo per i policy makers ma per tutte le realtà filantropiche (fondazioni e aziende) che con il Settore collaborano e che ne supportano lo sviluppo”

All’indagine hanno partecipato 1671 persone che a diverso titolo rappresentano le organizzazioni del Terzo Settore. La survey si è conclusa con 1161 questionari completi e adeguati ai fini dell’analisi. Le tre tipologie di enti più presenti sono le APS, le ODV e le associazioni Onlus, che rappresentano più dei ⅔ dei rispondenti. Il settore di attività prevalente è quello dei servizi alla persona e ricreativo culturale e educazione, istruzione e formazione. Interessante è rilevare che il campione risulta in linea con quello del Censimento ISTAT delle Istituzioni non profit: sia per quanto riguarda i profili giuridici (la stragrande maggioranza di Associazioni riconosciute e non riconosciute), sia rispetto alla distribuzione geografica (leggermente spostata sul Nord Ovest).

Tutti i dati della survey su italianonprofit.it