QUELLE CENTO LETTERE A DETENUTI SCONOSCIUTI

La chiamata alle parole lanciata dalla Fondazione Vincenzo Casillo insieme a Eduradio&Tv in occasione del Natale appena trascorso, ha intercettato una moltitudine di storie desiderose di connessioni e di vita. Un centinaio le persone che hanno accolto l’invito a scrivere una lettera a una persona detenuta sconosciuta, isolata e spesso giudicata e hanno scelto di mettere nelle sue mani un frammento di vita libera, uno stimolo, un’ispirazione, un auspicio. L’articolo di Vita

“Mio caro amico, anche se non ci conosciamo ti immagino con occhi limpidi e ti chiedo: sorridimi, e lasciati andare ascoltando il mare”.
È stata Consuelo a scrivere queste parole, dalla stanza di una residenza a trattamento socio riabilitativo, sulle colline bolognesi. Insieme ai suoi compagni di viaggio, ha dedicato il laboratorio di scrittura creativa a Parlami Dentro.
La chiamata alle parole lanciata dalla Fondazione Vincenzo Casillo insieme a Eduradio&Tv (qui la news) in occasione del Natale appena trascorso, ha intercettato una moltitudine di storie desiderose di connessioni e di vita.
Circa un centinaio di persone ha accolto l’invito a scrivere una lettera a una persona detenuta sconosciuta, isolata e spesso giudicata e ha scelto di mettere nelle sue mani un frammento di vita libera, uno stimolo, un’ispirazione, un auspicio.

Sono storie di persone che parlano ad altre persone con parole universali, che hanno dovuto e voluto lottare per uscire da qualche pena e hanno suggerito la loro chiave di salvezza. Che hanno provato ad essere un balsamo per molte ferite, a voler citare l’amata Etty Hillesum, che di lettere ne ha scritte molte dal lager di Westerbork, dove andò di sua spontanea volontà per prestare soccorso agli internati, scegliendo di vivere “l’inferno degli altri”.

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