POLVERI SOTTILI, LO SPETTRO CHE CONTINUA AD AGGIRARSI PER L’EUROPA

Tra le dieci città europee più inquinate, quattro italiane. Conseguenze: aumento delle morti premature e dei disturbi mentali. Soluzioni: mobilità sostenibile e pianificazione dello spazio pubblico. L’articolo di Flavio De Natale su FuturaNetwork

Nella classifica, che contiene dati misurati tra il 2019 e il 2020, delle dieci città più inquinate d’Europa, quattro sono italiane, tutte situate nella Pianura Padana. Cremona si è classificata al secondo posto, Vicenza al quarto, mentre Brescia e Pavia rispettivamente al nono e al decimo, a causa di una qualità dell’aria classificata come “molto scarsa”: peggio di Cremona solo Nowy Sącz in Polonia e, al terzo posto, Slavonski Brod in Croazia, due città dove il carbone è ancora una delle principali fonti di energia. Le tre località più pulite sono Umeå in Svezia, Tampere in Finlandia e Funchal in Portogallo, mentre Sassari si è inserita al quattordicesimo posto tra le città europee con l’aria più pulita.

Lo studio dell’Agenzia europea dell’ambiente è stato condotto raccogliendo dati da 323 città tra il 2019 e il 2020, e ha rilevato che solo in 127 di queste, ovvero circa il 40%, i livelli di particolato fine noto come Pm2,5 sono inferiori ai limiti raccomandati dall’Organizzazione mondiale della sanità –10 microgrammi di Pm2,5 per ogni metro cubo d’aria (per intenderci, le città italiane di Cremona, Vicenza, Brescia, Pavia registrano rispettivamente 25,9, 25,6, 24 e 22,9 microgrammi di Pm2,5, mentre Nowy Sącz tocca i 27,3).

L’Agenzia, inoltre, ha sottolineato che il particolato fine è la fonte di inquinamento atmosferico con il maggiore impatto sulla salute; nonostante negli ultimi dieci anni si sia registrato un netto miglioramento della qualità dell’aria in Europa, ha provocato circa 417mila morti premature in 41 Paesi europei durante il 2018. “L’esposizione a lungo termine al Pm2,5 causa malattie cardiovascolari e respiratorie”, si legge sul sito dell’Aea.

Secondo un recente studio pubblicato sul British journal of psychiatry e riportato da The Guardian, l’esposizione all’inquinamento atmosferico è collegata anche a una maggiore diffusione delle malattie mentali. Recenti ricerche avevano già dimostrato che piccoli aumenti dell’inquinamento atmosferico sono collegati a significativi aumenti di depressione e ansiaall’incremento dei suicidi e a una riduzione del livello di intelligenza media. Questo studio, che ha coinvolto 13mila residenti a Londra, ha rilevato che un aumento relativamente lieve dell’esposizione al biossido di azoto (gas associato alle emissioni dei motori diesel), ha provocato un aumento del 32% del rischio di cure in comunità e a un aumento del 18% del rischio di essere ricoverati in ospedale.

Sempre a proposito del biossido di azoto, l’Aea ha registrato un decremento dei livelli di questo inquinante durante i periodi di restrizione alla mobilità; nonostante ciò, i livelli di particolato sono rimasti elevati. Questo fenomeno è dovuto al fatto che le fonti di particolato fine – già presenti in natura sottoforma di sale marino, azione del vento, pollini, eruzioni vulcaniche – sono, per quanto riguarda le origini antropiche dannose, molto più variegate rispetto al semplice traffico stradale: si parla di combustibili per il riscaldamento, inquinamento industriale e anche agricolo (con alti livelli di emissioni di ammoniaca da fertilizzante e letame animale che, combinati con altri inquinanti nell’atmosfera, si condensano nel particolato).

Catherine Ganzleben, a capo del gruppo di ricerca dell’Aea sull’inquinamento atmosferico, l’ambiente e la salute, ha confermato che il lockdown non ha migliorato significativamente la condizione di molte città europee “perché ha avuto un impatto significativo sul biossido di azoto causato dal traffico, ma molto meno sul Pm2,5”. Ma ha anche aggiunto che i cambiamenti nel comportamento stimolati dalla pandemia di Covid-19 potrebbero avere un impatto positivo sul futuro. “Se le persone tornano al pendolarismo quotidiano, o se sceglieranno invece il telelavoro, influirà sui modelli di inquinamento”. Inoltre, ha aggiunto che le aree con i più alti livelli di inquinamento da particolato sono dovute “all’utilizzo del riscaldamento a carbone in Polonia e, nel caso della Pianura padana, alla concentrazione del settore industriale, oltre a ragioni geografiche, dato che le Alpi sono una cintura che impedisce la dispersione degli inquinanti”.

Ma l’inquinamento dell’aria ha anche altre forme, diffuse nei Paesi in via di sviluppo. Una tra le più gravi riguarda la cottura di cibi sul fuoco all’interno delle case,praticato ancora, secondo Focus, dal 38% della popolazione mondiale che, bruciando legna per cucinare o riscaldarsi, senza adeguato sistema di smaltimento dei fumi, pregiudica la propria salute e provoca danni all’ambiente. Un’abitudine diffusa soprattutto nell’Africa sub-sahariana e in Asia che, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, causa circa quattro milioni di morti all’anno (e colpisce soprattutto le donne, oltre a generare un ingente prelievo di legna, che ha effetti importanti sulla vegetazione e il disboscamento).

“Ci sono altri aspetti estremamente gravi”, ha affermato sul tema Heather Adair-Rohani, technical officer presso l’Oms. “Non dimentichiamo che a causa di questo modo di cucinare e scaldare la principale causa di morte dei bambini al di sotto dei cinque anni sono le malattie polmonari”. La prima e più urgente soluzione, in questo specifico settore, è la diffusione di pratiche di “clean cooking”, sostituendo, ad esempio, il fuoco domestico con una piccola stufa (tra gli obiettivi della Clean cooking alliance).

“Il clean cooking è uno degli aspetti di un problema più ampio che è quello della mancanza di accesso all’energia moderna nel mondo. Vivere senza elettricità o con un servizio non affidabile o eccessivamente costoso incide sui servizi sanitari, sull’istruzione, sul benessere delle comunità”, ha aggiunto Pippo Ranci, presidente di Wame e membro del Segretariato ASviS. “Far conoscere queste realtà e indicare le soluzioni parzialmente già in corso di adozione e quindi espandibili e moltiplicabili è l’obiettivo di Wame, associazione nata in occasione dell’Expo di Milano”.

Quali sono le proiezioni per l’inquinamento atmosferico futuro?

L’articolo completo su www.futuranetwork.eu