ONLINE L’INVESTING FOR GLOBAL IMPACT: A POWER FOR GOOD 2020

In occasione della pubblicazione del Investing for Global Impact: A Power for Good 2020 Report (scaricabile qui), Samir de Chadarevian, esperto di innovazione sociale, finanza d’impatto e sviluppo sostenibile, advisor e Research Director di GIST – Global Impact Solution Today – dialoga con Carola Carazzone, Segretario Generale di Assifero, per approfondire i trend dell’impact investment per la filantropia in Italia e in Europa.

Gentile Carola, anche quest’anno Assifero è stato partner nel diffondere la survey tra le fondazioni ed enti filantropici italiani. A nome di GIST voglio innanzitutto ringraziarla per il vostro impegno. Dal rapporto del 2020 emergono interessanti trend, primo tra tutti la sempre maggior rilevanza che sta assumendo l’impact investing nel mondo. Quali sono i trend che dal vostro osservatorio state registrando?

“L’impact investment rappresenta sicuramente una nuova frontiera che, in questi ultimi anni, sta interessando e attraendo sempre più investitori privati e istituzionali, in particolare anche fondazioni ed enti filantropici. Si sta diffondendo la consapevolezza che non è più possibile finanziare sui mercati realtà che contribuiscono ai problemi che la stessa filantropia, attraverso le sue attività, prova a risolvere nella costruzione di una società più equa e sostenibile. La finanza ad impatto, gli investimenti ESG (Environment, Social and Governance), Sustainable and Responsible Investment (SRI), Mission Related Investment (MRI), Program Related Investment (PRI) sono tutti concetti e pratiche condivisi e utilizzati, a diversi livelli, da fondazioni ed enti filantropici europei”

Ci può fare qualche esempio di iniziativa?

Un potente e rivoluzionario esempio è Ford Foundation, che sotto la guida del Presidente Darren Walker ha emesso, a giugno 2020, sul mercato per la prima volta social bond dal valore di 1 miliardo di euro per raccogliere maggiori fondi da destinare alle organizzazioni del Terzo Settore che fanno fronte alle diseguaglianze sociali, inasprite dalla pandemia. Facendo leva sull’affidabilità del proprio patrimonio e della propria organizzazione, valutata tripla A dai mercati finanziari, Ford Foundation in questo modo ha aumentato la quantità di risorse messe a disposizione degli enti, senza liquidare i propri asset, ma facendo leva su di essi.

In generale, si registra una sempre maggiore consapevolezza da parte di fondazioni ed enti filantropici dell’importanza della gestione del patrimonio e delle decisioni di investimento quali parte integrante del raggiungimento della propria missione. E sono anche tante  le iniziative portate avanti a livello europeo dai vari network e associazioni nazionali per supportare i propri membri. Ad esempio, ACF (Association of Charitable Foundation), omologo di Assifero nel Regno Unito, ha condiviso in un rapporto intitolato Investment: The Pillar of Stronger Foundation sette caratteristiche per allineare e integrare maggiormente le scelte di investimento delle fondazioni alla loro mission e attività di grantmaking.

E in Italia quale è la situazione?

La filantropia strategica italiana è molto giovane rispetto agli altri paesi e si sta piano piano avvicinando al mondo dell’impact investment. Non la posso definire una pratica diffusa, ma possono essere sottolineati alcuni aspetti rilevanti. Fondazioni ed enti filantropici nel nostro Paese sono raramente patrimonializzati e, per questo motivo, molto spesso le risorse necessarie per portare avanti iniziative di impact investment provengono dalle erogazioni fatte dagli enti. Tra le fondazioni patrimonializzate si sta però assistendo sempre di più a un interesse a investire parte del loro patrimonio con finalità di impatto sociale. Questa prospettiva è una delle frontiere più interessanti per aumentare l’impatto della filantropia del nostro Paese.

Per fare degli esempi concreti riferiti alla nostra base associativa abbiamo ad esempio realtà che hanno come vera e propria missione l’impact investment (ad esempio Opes LCEF, che fornisce capitali pazienti e supporto manageriali a giovani imprese sociali, contrastando la povertà e le disuguaglianze sostenendo soluzioni di mercato) altre che hanno esteso la propria missione in questa direzione (Fondazione Carlo Denegri Social Venture) e realtà ibride, che da un lato portano avanti i loro programmi da un lato e dall’altro investono appunto parte del patrimonio in iniziative ad impatto (Fondazione Paideia, che ha promosso Permicro, impresa nata con l’obiettivo di evitare, a coloro che non hanno accesso al credito bancario tradizionale, la permanenza in uno stato di evasione dal mercato del lavoro). Inoltre, ci sono organizzazioni come Fondazione Cottino che, attraverso il Cottino Social Impact Campus, lavora per promuovere l’innovazione e l’impatto sociale, con corsi di formazione e ricerche. Lo scenario è quindi altamente diversificato e eterogeneo ma non c’è dubbio che il tema dell’impact investment stia attirando sempre più l’attenzione e prendendo piede.

Ho letto con grande piacere il suo contributo Mascolinità tossica e cambiamento di paradigmi culturali sul tema dell’equità di genere in occasione dei 25 anni della Conferenza di Pechino. Dal rapporto si legge come il tema pesi sempre di più nelle scelte degli investitori ad impatto, considerando anche gli effetti della pandemia sulle donne dal punto di vista sociale e lavorativo

I dati dimostrano che la parità di genere è un investimento che conviene. Oggi, grazie ad iniziative come Equileap e il World Benchmarking Alliance, abbiamo evidenza che l’eguaglianza di genere sia un elemento essenziale del successo economico di un’impresa. Tantissimi investitori cominciano a scommettere e supportare realtà gender balanced e gli investimenti ESG stanno finalmente prendendo piede grazie anche alla spinta rivoluzionaria dei Millennials, generazione di donne e uomini interessati non solo al rendimento, ma anche al processo di produzione e all’impatto sociale delle imprese. Per promuovere e proteggere l’uguaglianza di genere, fondazioni ed enti filantropici possono non solo diventare attori rilevanti della finanza sostenibile, ma anche applicare la “gender lens” (lente di genere) nelle proprie attività, partendo dalla gestione del proprio patrimonio, passando per la composizione della propria governance e dei ruoli apicali al suo interno, fino ai programmi che portano avanti.

Dal report si rileva anche che gli altri due temi imprescindibili al centro dei pensieri degli investitori sociali sono il Covid-19 e il cambiamento climatico

Certamente sono entrambi temi cruciali. La pandemia che ci ha travolto ha fatto emergere prepotentemente le fragilità del nostro sistema, ha dimostrato come le sfide di oggi siano profondamente interconnesse e globali e che per affrontarle bisogna collaborare e trovare soluzioni sistemiche. Fondazioni ed enti filantropici, grazie alla loro autonomia e flessibilità, hanno potuto fornire una rapida risposta all’emergenza mettendo fin da subito a disposizione risorse finanziarie, intellettuali, materiali e sociali per fare fronte alla crisi. Nel processo di ricostruzione di una società più sostenibile ed equa, la filantropia  può essere uno dei motori della ripartenza, sostenendo le organizzazioni del Terzo Settore che si prendono cura dei più vulnerabili e delle nuove povertà e problemi emersi, avendo il coraggio di prendersi dei rischi e finanziare ricerche e soluzioni sperimentali e innovative (ad esempio mettendo maggiori fondi a disposizione della ricerca scientifica ma anche promuovendo programmi d’innovazione sociale) e lavorando in collaborazione non solo tra soggetti dello stesso mondo ma con tutti gli attori coinvolti, a partire dalle Istituzioni.

Ma, a differenza di quanto è successo durante la crisi economica del 2009, la pandemia non ci deve distogliere dalla più pressante urgenza che ci troviamo davanti: l’emergenza climatica. Un problema che riguarda tutti noi e per cui è adesso il momento per agire. Le fondazioni ed enti filantropici hanno l’opportunità di giocare un ruolo importante cominciando ad applicare la climate lens (lente del clima) nella gestione interna, nelle attività e programmi che portano avanti e nella gestione del loro patrimonio. E sicuramente l’impact investment è una delle strade da percorrere per far fronte alla crisi climatica. Un bel esempio nel nostro Paese come la Fondazione di Comunità di Messina, che mette in campo non semplici finanziamenti per specifici progetti bensì policy di sviluppo umano, adottando un approccio sistemico alla questione climatica legandola indissolubilmente, come di fatto è, alla giustizia sociale. In Europa, DAFNE (Donors and Foundations Networks in Europe) insieme le associazioni di supporto alla filantropia stanno facendo la loro parte per promuovere tra le fondazioni ed enti filantropici loro associate ma non solo una presa di posizione forte a favore del clima e stimolando un vero e proprio climate commitment. Anche come Assifero riteniamo che la questione non sia più rimandabile ma debba essere una priorità assoluta: durante il prossimo anno ci impegneremo e lavoreremo in questa direzione.

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