LE LINEE GUIDA MINISTERIALI SUGLI ISTITUTI GIURIDICI DI COOPERAZIONE TRA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E ENTI DEL TERZO SETTORE

Il decreto del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali n. 72 del 31 marzo 2021, recante “Linee guida sul rapporto tra pubbliche amministrazioni ed enti del Terzo settore negli articoli 55-57 del decreto legislativo n. 117 del 2017”, giunge a completare un iter normativo che, attraversando momenti di difficoltà interpretative, peraltro non ancora del tutto risolte, può considerarsi un approdo positivo nella definizione dei rapporti giuridici intercorrenti tra pubbliche amministrazioni ed enti del terzo settore che intendono collaborare per realizzare finalità di interesse generale.

Il decreto ministeriale in parola può invero considerarsi alla stregua di una ulteriore conferma e declinazione del principio costituzionale di sussidiarietà (art. 118). Come è noto, quest’ultimo ha permeato l’intera riforma del Terzo settore: nello specifico, gli artt. 55, 56 e 57 del Codice del Terzo settore evidenziano la valenza “strategica” dei rapporti collaborativi tra enti pubblici ed organizzazioni non profit, così come anche confermato dalla nota sentenza della Corte costituzionale n. 131 del 2020.

Le linee guida che qui si analizzano sono il risultato di una valutazione interna al Consiglio nazionale del Terzo Settore e di una concertazione avviata e conclusa in sede di Conferenza unificata. Questi passaggi testimoniano l’interesse e la volontà delle Regioni di adottare strumenti di indirizzo e di coordinamento che possano contribuire a sostenere l’azione, gli interventi e la progettualità degli enti locali nella loro interazione con gli enti non lucrativi che operano sui e nei diversi territori.

In questa prospettiva, le pubbliche amministrazioni sono sostenute nelle loro responsabilità di rispondere in modo efficace, efficiente e proporzionato alle istanze della società civile, in particolare quelle provenienti dalle fasce più deboli e fragili della stessa.

In questa prospettiva, è dunque facilmente comprensibile il valore culturale, prima ancora che giuridico, delle Linee guida emanate dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali: attraverso di esse, gli enti pubblici possono adottare procedure adeguate a conseguire gli obiettivi e le finalità indicate nella Riforma del Terzo settore, attraverso il coinvolgimento attivo degli enti del terzo settore.

Le Linee guida, sulla scia di quanto già invalso in alcuni territori, così come segnalato anche da Welforum.it, interpretano il passaggio da un paradigma competitivo ad uno di carattere collaborativo. Alla concorrenza si sostituisce la cooperazione.

Non si tratta di un’evoluzione escludente ovvero di matrice ideologica: gli istituti cooperativi di cui alle Linee guida rappresentano invero la formula di azione delle pubbliche amministrazioni che, al fine di rispondere a determinati bisogni ed esigenze, individuano in quegli istituti le soluzioni più adeguate e adatte per realizzare le finalità di interesse generale.

Le Linee guida, che declinano le previsioni contenute negli artt. 55 e seguenti del Codice del Terzo settore, non sostituiscono dunque le procedure ad evidenza pubblica contemplate nel Codice dei contratti pubblici, ma sono altra cosa rispetto a queste ultime.

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