LE IMPRESE SOCIALI E LA RISCOPERTA DEL MONDO DEL LAVORO

Nel numero 3/2022 della rivista Impresa Sociale: un approfondimento sull’amministrazione condivisa dal punto di vista dei giuristi e di chi sostiene i processi di collaborazione. Il senso del lavoro, la formazione degli imprenditori sociali, due esperienze di valutazione di interventi sociali e alcune implicazioni problematiche della riforma del terzo settore. L’editoriale di Carlo Borzaga e Marco Musella

La stagione che stiamo vivendo è segnata da una crisi profonda che non è solo economica, politica e sociale, ma investe anche i modi di vivere e di valutare cosa conta davvero nella vita.

Qui vogliamo far riferimento ad una sola questione: il rapporto con il lavoro, soprattutto delle giovani generazioni; potremmo dire, in altre parole, che la questione è quella delle nuove caratteristiche che l’offerta di lavoro ha assunto dopo la fase più acuta della pandemia da Covid-19. Sono tanti i segnali di questo cambiamento – ovviamente saranno da comprendere meglio e studiare con più attenzione di quanto si sia potuto fare fino ad oggi – che il mercato del lavoro, sia a livello globale (Cina inclusa) che nel nostro Paese, ha registrato in questo ultimo anno e mezzo. Essi ci dicono a chiare lettere che il rapporto di scambio tra forza-lavoro (ore di tempo messe a disposizione del datore di lavoro dal lavoratore dipendente) e salario (che è stato alla base della crescita economica del ‘900) sta profondamente cambiando. Tanti imprenditori, soprattutto piccoli e di alcuni specifici settori, lamentano una grande difficoltà a trovare lavoratori disposti a lavorare, anche quando i salari offerti non sono proprio bassissimi (in un Paese, il nostro, dove i salari sono oggettivamente bassi) e, per citare un altro importante fenomeno che sta accadendo da un po’ di tempo, molti, soprattutto giovani, lasciano il lavoro alle dipendenze perché stanchi di una vita nella quale vi è poco spazio per esprimere le loro potenzialità, i loro interessi e per realizzare i loro sogni. O, per dirla in altro modo, molti giovani, come indicano le osservazioni più recenti, non sono più disponibili a mettere il lavoro e la carriera al primo posto e prestano crescente attenzione alla ricerca di un nuovo equilibrio tra lavoro ed altri aspetti della vita, riducendo l’impegno sul lavoro al livello minimo richiesto dal contratto. E questo specialmente in lavori caratterizzati da scarsa rilevanza sociale e in imprese con basso livello di coinvolgimento dei lavoratori nella gestione. Un fenomeno a cui è già stato dato il nome di quiet quitting.

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IMPRESA SOCIALE NUMERO 3/2022