LA DIMENSIONE DELLA COMUNITÁ. INTERVISTA A GIUSEPPE GUZZETTI

Il percorso delle Fondazioni di Comunità fa ormai parte integrante dell’impegno della Fondazione Cariplo come motore e ascolto dei territori. Ultima nata, la Fondazione di Comunità Milano città, Sud Ovest, Sud Est, Martesana, che ha completato la rete presente sul territorio lombardo. La comunità è diventata centrale quale presupposto della coesione sociale e dell’impegno civico. Per cogliere spunti e sollecitazioni Nicola Saldutti – caporedattore economia del Corriere della Sera – ne discute con l’ex presidente di Fondazione Cariplo, Giuseppe Guzzetti, che ha avviato nel nostro Paese l’esperienza delle Fondazioni di Comunità.  

Di comunità, in questo tempo complicato, si avverte un gran bisogno. Non solo perché rappresenta il modo di stare insieme delle persone, ma perché è il tessuto sul quale costruire nuove opportunità. 

Avvocato Guzzetti, lei ne ha fatto sempre il riferimento per rendere sempre più rispondente alle urgenze l’intervento della Fondazione Cariplo, che ha guidato per vent’anni, passando poi il testimone al Giovanni Fosti Credo che la Comunità sia la dimensione del futuro, vuol dire territorio, identità, ascolto.
Proprio in questi mesi di pandemia, se pensiamo al coinvolgimento delle Fondazioni Comunitarie ed al Progetto Let’s go messo in campo dal Presidente Fosti, si può vedere come andare nella direzione di un maggior coinvolgimento dei giovani nel volontariato sia stata una scelta decisiva e molto lungimirante. Ecco, la comunità, è anche l’idea di una sorta di staffetta generazionale che ha consentito di rispondere all’emergenza quando i volontari più anziani erano costretti a casa, e sono stati sostituiti dai giovani. 

Ma che cosa rappresenta per lei la comunità?
Una parola di cui non si può più fare a meno. Leggevo in questi giorni il designer Ezio Manzini che parla di una nuova città che recuperi il concetto di comunità, fatta di relazioni vive tra le persone. Vedo che nel Piano nazionale di ripresa e resilienza si parla di case di comunità. Sono segnali forti di un nuovo modo, che poi è antichissimo, di concepire la convivenza sociale e politica.

Perché a un certo punto la Fondazione Cariplo ha deciso di creare le Fondazioni di Comunità?
Quando le abbiamo inventate dovevano rispondere ad una esigenza apparentemente semplice, ma soprattutto ad un’idea: la vicinanza al territorio, la capacità di ascoltare i bisogni e individuare progetti, le priorità. La Cariplo era attiva in tutte le province lombarde e in due province del Piemonte, la domanda era: come poter assicurare il presidio sul territorio.

E non bastava aprire degli uffici?
Ci chiedevamo come raccordarci con la gente e con il territorio. Era un’ipotesi, ma non mi convinceva molto. Avevo letto che negli Usa esistevano le community foundation, che sono una cosa diversa. Le community degli Usa si occupano di un solo problema, penso ad esempio a quella che si occupa dell’insegnamento dell’inglese alle comunità ispaniche. Prenda il vocabolario inglese,  community vuol dire  ”gruppo sociale di qualunque dimensione i cui membri risiedono in un territorio, condividono i medesimi organi di governo e hanno una tradizione culturale e storica comune”. Ecco, siamo partiti da lì. Creare Fondazioni che potessero diventare punti di riferimento per le realtà associative, per il terzo settore, per le istituzioni locali e per tutti gli stakeholder.

L’intervista completa sul sito di Fondazione di Comunità Milano