IL SECONDO TEMPO DELLA COOPERAZIONE DI COMUNITÀ: DAL RAMMENDO ALL’INVESTIMENTO

Paolo Venturi, direttore di AICCON, Centro Studi promosso dall’Università di Bologna, dall’Alleanza delle Cooperative Italiane e da numerose realtà operanti nell’ambito dell’Economia Sociale, dedicato alle cooperative di comunità, presenta la ricerca “Economie di luogo: fotografia e dimensioni qualitative delle cooperative di comunità”.

Il 28 gennaio a Bologna abbiamo presentato la ricerca Economie di luogo: fotografia e dimensioni qualitative delle cooperative di comunità realizzata da AICCON e promossa dalla Scuola delle cooperative di comunità con l’intento di dare evidenza pubblica alla pluralità di esperienze nate a livello nazionale grazie all’intraprendenza delle comunità. Una fotografia utile a potenziare il valore e i tratti peculiari di istituzioni dall’enorme potenziale trasformativo. Sotto la lente sono state messe 188 cooperative di comunità, di cui quasi 2 su 3 sono localizzate in un’area interna, ma con una presenza rilevante anche nelle aree periurbane. Imprese oggetto di un incremento «esponenziale» (in un triennio sono nate il 57% delle coop mappate). Queste organizzazioni declinano le loro attività in una pluralità di settori di intervento come il turismo (60%), la conservazione e tutela ambientale (47%) e l’agricoltura (38%). La democrazia non è solo una qualità della governance di queste imprese, ma anche un fattore d’innovazione, infatti, la quasi totalità delle cooperative rispondenti (93%) coinvolge i propri beneficiari nelle attività rivolte alla comunità. Una fotografia pragmatica e pensante che contribuisce a rendere più concreto e reale un movimento dal basso che merita di esser accompagnato nel cuore dello sviluppo e non lasciato ai margini per poi essere raccontato come narrazione “eroica”. 

L’innovazione sociale che plasma nuove “istituzioni trasformative”.

Oltre al valore intrinseco dei dati quali-quantitativi ricercati, la spinta per la realizzazione di questa ricerca risiede nel desiderio di condividere conoscenza su una nuova morfologia istituzionale che non possiamo certamente definire recente (la Valle dei Cavalieri di Succiso nasce nel 1991) ma certamente emergente, anzi emergentista, ossia capace non solo rispondere all’urgenza dei bisogni, ma di cambiare la realtà e le relazioni fra i diversi soggetti in campo. Il tratto emergentista di queste imprese chiama in causa una delle caratteristiche più rilevanti e preziose osservate: la tensione trasformativa. La ricerca ci restituisce l’evidenza di una vera e propria “innovazione istituzionale”, capace di esplicitare in maniera compiuta, cosa sia concretamente una innovazione sociale trasformativa che prende le sembianze di un’istituzione economica: un’impresa che agisce con “la coscienza del noi” e che si dimostra efficace nel ridisegnare in maniera inclusiva i sistemi di potere, di partecipazione e di redistribuzione del valore. 

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