IL G20 DI NAPOLI: PASSI AVANTI VERSO LA COP26 E IL VERTICE DI OTTOBRE

L’articolo di Luca Bergamaschi, Co-fondatore di ECCO, il primo think tank italiano indipendente per l’energia e il cambiamento climatico.

Il successo di Glasgow passerà per Roma

L’incontro di venerdì 23 luglio dei Ministri del clima e dell’energia delle principali economie del mondo si chiude meglio delle attese, segnando importanti passi avanti su diversi fronti. Due le questioni ancora aperte, nonostante una larga maggioranza si sia espressa a favore, che sono rimandate al Vertice dei leader di Roma (30-31 ottobre): l’uscita dal carbone nei sistemi domestici e dai finanziamenti internazionali e una data di dismissione dei sussidi ai combustibili fossili (i paesi G7 sostengono il 2025). Su quest’ultimo punto, il nuovo rapporto OCSE, sviluppato in cooperazione con la Presidenza italiana, mostra che il supporto pubblico ai combustibili fossili è in calo dal 2012 ma rimane pur sempre a un livello molto elevato ($345 miliardi nel 2020 calcolati per 52 paesi che coprono il 90% delle forniture globali di combustibili fossili).

Come conferma il rapporto della Presidenza, il lavoro continuerà nei prossimi mesi verso il Vertice di Roma. Per sbloccare le questioni in bilico, soprattutto quella del carbone, i leader sono chiamati a una diplomazia climatica con pochi precedenti, come ad esempio l’accordo sul clima dei leader G7 nel 2015 che ha aperto la strada per l’Accordo di Parigi. Centrale e decisivo sarà il ruolo di Draghi nel costruire la relazione con, e una proposta politica per, il leader cinese Xi Jinping, visto il peso primario e assoluto della Cina sul carbone. Per Xi sarà l’opportunità di mostrare la responsabilità globale della Cina, le credenziali “verdi” della Via della Seta e di ricostruire relazioni e nuove sfere di influenza con i partner europei.

I risultati del comunicato congiunto

Il risultato più importante di Napoli, raggiunto dopo lunghi negoziati, iniziati in primavera e grazie al costante lavoro della delegazione italiana, è stata l’adozione di un comunicato condiviso, opzione per nulla scontata vista la diversità del gruppo. Ciò rappresenta un segnale forte della volontà di collaborare da parte di tutti i paesi nonostante le più ampie divisioni politiche sullo sfondo, come la geopolitica tra USA e Cina, la diversità di accesso ai vaccini e la questione del debito che limita gli spazi fiscali di molti paesi emergenti e vulnerabili per rispondere alle sfide economiche e sociali post-Covid. In questo contesto, la rinnovata cooperazione climatica siglata a Napoli può fare da traino e mostrare una via per una più ampia cooperazione globale.

Non è un caso allora se tutti i paesi hanno riaffermato l’importanza di un approccio basato sulla scienza, e di quella migliore disponibile, per la definizione delle politiche e dei piani nazionali, prendendo sul serio l’avvertimento della comunità scientifica globale. In questo senso per la prima volta è stata riconosciuta la criticità di mantenere l’incremento della temperatura media globale entro 1,5°C. I paesi hanno quindi richiamato il rapporto IPCC 1,5°C, riconosciuto che gli impatti del cambiamento climatico a 1,5°C sono molto più bassi rispetto a 2°C e che per raggiungere l’obiettivo di 1,5°C sono richieste azioni significative ed efficaci da parte di tutti i paesi soprattutto nei prossimi 10 anni.

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