GIOVANI AL CENTRO. TRA SFIDE E AZIONI POSSIBILI: LE OPPORTUNITÀ DELL’ANNO EUROPEO DELLA GIOVENTÙ

Il Parlamento e il Consiglio Europeo hanno accolto la proposta della Commissione UE di scegliere “La gioventù e i giovani” come tema di attenzione per il 2022. Nel corso di quest’anno saranno realizzate iniziative ed eventi per coinvolgere i giovani di tutti i Paesi membri. Ma cosa significa essere giovani oggi? Quali sono le principali sfide e che strumenti hanno i giovani a disposizione per affrontarle? L’approfondimento a cura di Percorsi di Secondo Welfare

Le sfide della gioventù

Scegliendo il 2022 come Anno Europeo della Gioventù, le istituzioni europee si sono impegnate a intraprendere maggiori sforzi per includere le priorità dei giovani nei settori di policy afferenti all’UE e in tutti i livelli del processo decisionale dell’Unione. Questo significa prestare attenzione a vari ambiti di intervento: dalla transizione ecologica alla digitalizzazione, dalla cittadinanza attiva fino all’istruzione e alla formazione.Questi ambiti (ma non solo) per i giovani italiani – cioè quella ampia fascia di popolazione che, secondo Istat, si colloca tra i 15 e i 34 anni – compongono uno scenario fatto di incertezze, carenze e instabilità, all’interno del quale dovranno vedere luce interventi rilevanti sollecitati propri dall’Unione Europea.

Istruzione e formazione
La pandemia ha evidenziato problemi strutturali nel sistema scolastico. La didattica a distanza ha acuito il deficit di apprendimento, portando a un aumento di casi di ansia, depressione e disturbi dell’alimentazione. A essere colpito più duramente è stato soprattutto chi già era in situazioni di indigenza. Un fattore che ha alimentato il circolo vizioso che lega povertà educativa ed economica. 
Al momento non ci siano dati che accertino un aumento degli abbandoni scolastici ma, come riporta il Rapporto Giorgio Rota, i test Invalsi indicano un diffuso peggioramento della qualità delle competenze. Nei prossimi mesi questo potrebbero portare più giovani a lasciare gli studi.
Ma anche per chi conclude la scuola dell’obbligo la situazione non è semplice. L’incertezza è un fattore ricorrente al momento della scelta del percorso che segue il diploma, come conferma un recente studio di Almalaurea. Non è un caso che il PNRR stanzi 250 milioni di euro per attivare 50.000 corsi di orientamento per gli studenti delle superiori.

Approcciarsi al mondo del lavoro
Tra le varie conseguenze della pandemia si registra un aumento dei NEET (“Neither in employment nor in education and training”), vale a dire i giovani che non sono impegnati né in percorsi educativi, né lavorativi, né formativi. Inoltre, secondo i dati del Ministero del Lavoro, il divario generazionale si è ampliato ed è aumentata l’incertezza verso il futuro per la Generazione Y o Millennial (cioè i giovani nati tra il 1981 e la metà degli anni ’90) e la Gen Z (i nati tra il 1996 e il 2010).
L’approccio al mondo del lavoro da parte di queste generazioni è stato descritto dal New York Times come YOLO economy, caratterizzata da una mentalità che parte dal presupposto per cui “si vive una volta sola”. Anche i giovani che hanno un lavoro sempre più spesso mettono in discussione la proprio posizione. Negli Stati Uniti, in particolare – nell’ambito del più ampio fenomeno definito “Great Resignation” – nel 2021 molti giovani hanno scelto di dimettersi dal proprio posto di lavoro in cerca di altri stimoli.

Per rispondere a questi bisogni, in Italia è stata formalizzata l’adozione di un Piano nazionale di emersione e orientamento chiamato “Neet Working”. Il suo obiettivo è quello di individuare, ingaggiare e attivare i giovani NEET attraverso la collaborazione con gli attori e le reti presenti sul territorio.

Verso un futuro (in)stabile
Gli aspetti di precarietà che condizionano le decisioni di vita della popolazione giovane sono molti. Il futuro sembra più che mai incerto, e questo si riflette anche nella progettazione di vita.
Uscendo dalla categoria dei “giovanissimi”, i giovani adulti si trovano a fronteggiare una crescente incertezza lavorativa ed economica, e questo incide sulla possibilità di fare progetti stabili a medio o lungo termine, come comprare una casa o avere una famiglia.Un segno di questa instabilità è riscontrabile nei dati riguardanti la denatalità: mancano infatti politiche che possano supportare i giovani nella scelta di avere figli. In questo senso, le iniziative di conciliazione vita-lavoro sono oggi largamente inadeguate, come dimostra la situazione degli asili nido. La speranza è che, dopo l’avvio dell’Assegno unico per i figli, la situazione migliori grazie allo sviluppo delle misure previste dal Family Act.

L’azione europea

Nell’alveo dell’Anno Europeo per la Gioventù, l’Unione Europea ha scelto di destinare nel prossimo sessennale il 10,3% (circa 2,5 mld di euro) del suo bilancio ad attività che interesseranno i giovani, come il programma Erasmus+, il Corpo Europeo di solidarietà e il rafforzamento della misura Garanzia Giovani.
Negli ultimi anni l’UE ha notevolmente rafforzato le sue misure di sostegno e incoraggiamento dedicate alla gioventù. Tra le iniziative previste per aumentare le opportunità per i giovani ci sono ad esempio lo Spazio europeo dell’istruzione, il Piano d’azione digitale europeo aggiornato (2021-2027), l’Agenda europea per le competenze e il pacchetto di sostegno all’occupazione giovanile.
La speranza è che queste iniziative possano essere uno stimolo significativo per delineare un futuro un po’ meno incerto per i giovani che oggi si trovano a vivere una fase storica ricca di incognite e sfide inedite.

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