FONDAZIONI, L’AGENDA DELLE PRIORITÀ VA COSTRUITA INSIEME ALLA COMUNITÀ

«La portata del cambiamento in cui siamo immersi, supera la capacità di comprensione di ciascuno, è quindi necessario essere più bravi nel lavorare insieme e insieme costruire l’agenda delle priorità».
Su vita.it l’intervista di Stefano Arduini a Giovanni Fosti, presidente di Fondazione Cariplo, pubblicata sul magazine di dicembre in occasione dei 30 anni delle Fondazioni di origine bancaria.

Pnrr: il grande nodo del Piano oggi è la sua effettiva “messa a terra”. Quale contributo concreto possono dare le fondazioni affinché un importo così rilevante di risorse diventi reale risorsa per le comunità?
Le nostre comunità sono attraversate da spinte sempre più forti alla frammentazione, che rischiano di generare divaricazioni sempre più profonde. All’interno dello stesso territorio e delle stesse città vivono persone che vedono aumentare il proprio livello culturale, economico e di benessere, e persone che invece sperimentano un impoverimento che li tocca in diversi ambiti essenziali: alimentare, energetico, culturale, educativo, digitale.
In regione Lombardia già prima della pandemia, 70mila studenti presentavano significative perdite di apprendimento: circa 50mila di loro provenivano da famiglie con uno status socioeconomico basso e non raggiungevano il livello minimo di competenze in italiano e matematica. Oggi i dati Invalsi 2020/21 mostrano risultati di circa il 17% più bassi per gli studenti che provengono da un contesto di fragilità rispetto a quelli con uno status socioeconomico culturale alto. Per questi ragazzi il rischio è di vedersi precluse, già in partenza, opportunità di crescita e di espressione del proprio potenziale, venendo condannati a una povertà di futuro. Questo divario, che è inaccettabile, influisce molto negativamente su chi vive in prima persona una condizione di svantaggio, ma al tempo stesso riguarda tutti: il modo con cui affrontiamo oggi queste disuguaglianze avrà infatti un impatto determinante sul tipo di comunità, di istituzioni e di imprese che il nostro Paese avrà nei prossimi 20 o 30 anni.
Da questo punto di vista il Pnrr è un’occasione di grandissima portata perché mette in campo una straordinaria dotazione di risorse per la ripresa, ma occorre l’impegno di tutte le parti perché la sua attuazione diventi una reale occasione di crescita e sviluppo per le persone, le comunità e i territori. Perché questo accada è necessario sviluppare insieme una visione sul territorio e sul modo in cui la progettazione delle opere interagisce con la progettazione di comunità.

Innovazione: per la fondazione che presiede questo termine cosa significa in concreto nel rapporto con le comunità di riferimento?
Investire sulle persone dovrebbe essere il primo e più importante degli interventi. Occorre agire sulle disuguaglianze di opportunità non solo in termini di contrasto a un’ingiustizia ma in termini di consapevolezza del potenziale umano di cui il Paese si priva se accetta la frammentazione delle comunità e l’esclusione di una parte importante della popolazione. Abbiamo quindi bisogno di interventi che non si collochino all’interno di una filantropia riparativa, che tenta solo di arginare i problemi. È necessaria un’azione generativa comune che coinvolga le istituzioni pubbliche e i privati capaci di allearsi sulle sfide chiave. Questa dal mio punto di vista è l’innovazione che sta a monte di ogni pratica innovativa.

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Qui il dialogo con il presidente di Acri e Compagnia San Paolo, Francesco Profumo e qui l’intervista al presidente della Fondazione di Sardegna, Antonello Cabras.