FONDAZIONI: IL MODELLO SIA PARTECIPATIVO

“Già prima dell’emergenza pandemica a fronte di un contesto economico-sociale pesantemente modificato dalla crisi, abbiamo ripensato il nostro ruolo secondo il modello partecipativo, con l’obiettivo di fungere da coordinamento e stimolo fra i diversi soggetti”. Su Vita.it l’intervista alla presidente della della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna pubblicata sul magazine di dicembre in occasione dei 30 anni delle Fob.

Pnrr: il grande nodo del Piano oggi è la sua effettiva “messa a terra”. Quale contributo concreto possono dare le fondazioni affinché un importo così rilevante di risorse diventi reale risorsa per le comunità?
Le opportunità fornite dal Pnrr devono essere colte a pieno e le fondazioni, in quanto “corpi intermedi”, sono chiamate, insieme agli altri protagonisti della vita civile del Paese, a immaginare nuovi scenari per costruire comunità sempre più solidali, sostenibili e inclusive, proponendosi come antenne del territorio e come ponte fra diversi soggetti. Ricostruzione e ripartenza sono concetti ricorrenti nei documenti programmatici, così come la definizione delle modalità attraverso le quali garantire la “messa a terra” degli interventi nel modo più efficace possibile. Tre le direttrici cruciali: la velocità della risposta ai bisogni poiché la crisi economica necessita di riscontri immediati; il monitoraggio delle azioni messe in campo per rafforzare la responsabilizzazione degli attori coinvolti ed eventualmente ritararle in maniera tempestiva; l’approccio partecipativo che garantisca il coinvolgimento di tutti i soggetti attivi nelle comunità. Un approccio basato sul principio di sussidiarietà e sulla partecipazione, sperimentato ormai da tempo, che può contribuire a far sì che i progetti siano più efficaci e duraturi.

Innovazione: per la fondazione che presiede questo termine cosa significa in concreto nel rapporto con le comunità di riferimento?
Il grave shock provocato dall’emergenza pandemica ha rappresentato una sfida senza precedenti, ma anche un’opportunità per ripensare e ritarare le modalità di azione adattandole al cambiamento. Attraverso nuovi modelli di lavoro e di relazioni molte organizzazioni si sono dimostrate resilienti, potendo contare sull’accompagnamento da parte della fondazione di sperimentazioni innovative. Tutti abbiamo dovuto rispondere a interruzioni, imprevedibilità e cambiamenti uniti. Così, mentre il vissuto di ciascuno di noi migrava rapidamente online, abbiamo assistito nel giro di pochi mesi a una profonda trasformazione delle modalità di operazione e interazione, si pensi ad esempio all’accelerazione verso la trasformazione digitale. Molte di queste esperienze andranno conservate e sistematizzate, in modo da aiutare le comunità a navigare in periodi di cambiamento accelerato e a muoversi verso l’innovazione e la crescita futura. Questa è, dunque, una consapevolezza che nasce dalla lezione appresa nei mesi della pandemia.

L’articolo completo su vita.it

Qui l’intervista di Stefano Arduini a Giovanni Fosti, presidente di Fondazione Cariplo

Qui il dialogo con il presidente di Acri e Compagnia San Paolo, Francesco Profumo 

Qui l’intervista al presidente della Fondazione di Sardegna, Antonello Cabras