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ARTE COME DIALOGO TRA LE CULTURE

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25 febbraio, 10-13.30. Terzo tavolo organizzato da Connecting Cultures, che compie 20 anni e in occasione dell’anniversario del 2021 ha avviato I Tavoli, una serie di dibattiti sviluppati insieme ad artisti, architetti, urbanisti, curatori, critici, professionisti e istituzioni per raccontare il percorso di ricerca e curatela dell’associazione sul rapporto arte/sfera pubblica.

 

Il dibattito sarà trasmesso in diretta streaming dalla pagina Facebook di Connecting Cultures. In alternativa potete iscrivervi al webinar su Zoom accedendo tramite questo link. 

Questo terzo Tavolo affronta il complesso tema della diversità tra le culture e dell’“impossibile traduzione” tra una cultura e un’altra. Come già scrisse Sarat Maharaj nel testo Perfidious Fidelity, la traduzione richiede sempre un salto creativo che costruisce l’ibridità: qualcosa che ci riguarda da vicino, che costituisce la specificità di ognuno di noi. Nella realtà attuale, sempre più globalizzata e in rapido cambiamento, è sempre più importante, quindi, saper accettare e rispettare anche quella parte che non possiamo comprendere della nostra relazione con l’altro e che rappresenta lo specifico di una cultura che non conosciamo. 

Attraverso il racconto di tre progetti interculturali curati da Connecting Cultures e la testimonianza dei suoi protagonisti, si cercherà di individuare il ruolo dell’Arte rispetto al dialogo tra le culture e alla comprensione reciproca. Più di ogni altro dispositivo, infatti, l’Arte oggi può essere considerato come un luogo simbolico ed emozionale di incontro tra le persone, uno spazio ibrido di dialogo e di confronto, un’occasione per narrare noi stessi attraverso opere, immagini, gesti e comportamenti che hanno un significato per ciascuno di noi. 

Le arti visive, in tutte le possibili forme di espressione, si prestano oggi a diventare una piattaforma aperta, esplorata e indagata attraverso la lente dei diversi interessi e valori, dove tutti gli interlocutori – istituzioni, artisti, mediatori, committenti e destinatari – sono sullo stesso piano. 

Le istituzioni culturali di tutti i paesi sono chiamate a costruire politiche di inclusione che rappresentino in maniera più equa le società plurali in cui operano, impegnandosi ad affrontare temi quali la differenza fondata sul genere, etnia, classe, religione, disabilità, livello di acculturazione ecc. Strategie di rappresentazione tuttora molto sottovalutate nei loro effetti di coesione sociale e che necessitano di un dibattito sia teorico sia empirico. 

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